Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
Oggi si va sul “poetico”, anche se questo tipo non mi affascina molto, intendo quello di Apollinaire, un irrequieto scrittore e poeta francese, sostenitore del futurismo e della pittura metafisica di De Chirico, amico degli artisti dell'avanguardia parigina.
A me serve, anzi servono, le ultime strofe di una sua poesia: “La Cincia”.
Questo bellissimo uccellino aveva fatto il nido nella cella che avevo creato nella colonna del cancello dove il panaio metteva la pagnotta (poi ho dovuto annullare la consegna a domicilio) per niente intimorito della mia presenza. Lì vicino un picchio nero veniva ogni giorno a cercar prede sul tronco o sui rami di una quercia e, credo di non sbagliarmi, fra i due era nato un impossibile amore. Lui aumentava i momenti di caccia, Lei si arrampicava a testa in giù contro ogni regola e il tempo passava senza alcuna soluzione.
I piccoli, nati in precedenza, se ne sono andati e la mamma con loro, la quercia è seccata e mi sono ritrovato solo anch’io.
Mi immedesimo allora in Guillaume e copio:
[…] Stamattina una cincia è venuta
a svolazzare vicino al mio cavallo
Era forse un angioletto
esiliato nella graziosa vallata
dove ho avuto la sua strana visione
I suoi occhi erano i tuoi graziosi occhi
Le sue piume i tuoi capelli
Il suo canto le parole misteriose
sussurrate alle mie orecchie
quando siamo soli soli tutti e due
Nella vallata ero così pallido
per avere cavalcato fin là
Il vento urlava una lunga poesia
al sole in tutto il suo bagliore
Al bell'uccello ho detto T'amo.