none_o

Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.

Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.

none_a
AlterEgo Fiere
none_a
Cooperativa Teatro del Popolo- Miglarino
none_a
•Governo Renzi
Presidente Mattarella
•Governo .....
Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Raccontino di Giancarlo Montin
none_a
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
di Angela Baldoni
none_a
none_a
Non avrei mai voluto vederti così
Ma è inevitabile
Chiudo gli occhi per non guardare
Ma quella livida rigidità
appare scompare riappare
Io ti .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
none_o
L’inizio del girotondo intorno al mondo.

5/2/2025 - 21:24


Nel voler farvi partecipi nel mio giromondare sono partito dal Tanganica e poi dalla Siria, ma il battesimo lo avevo avuto anni prima in un paese lontanissimo e un poco traumatico: il Sudafrica nella sua città più industrializzata: Johannesburg.

Primo lavoro ambito, primo volo in aereo, primo contatto con la popolazione nera e prima responsabilità: tutto liscio, ma una cosa non andava per il verso giusto: l’apartheid, la bestia nera che veniva dai bianchi.
Il viaggio era lunghissimo da Roma alla fine del continente africano, proprio in fondo, tanto da fare due scali: Atene, anche troppo vicina e Kinshasa nel mezzo all’Africa. All’arrivo una rappresentanza dell’Italia con funzionari dell’ambasciata porge i saluti di benvenuto e un discorsetto che mi dà un anticipo dell’aria che tira il quel paese:

Non fraternizzate troppo e se, caso fosse che vi trovano con una donna nera, date addio al passaporto e all’Africa!
In quella città l’Italia non doveva andare in fiera, aveva il suo padiglione, un immenso stanzone con pareti di vetro dove c’era da sistemare pavimento, luci e stand, aiutati da tre o quattro negri, uno dei quali parlava benissimo la nostra lingua. La prima cosa che mi fece restare a bocca aperta fu l’apertura della porta d’ingresso da parte di quello che parlava italiano, Daniele si chiamava, con la richiesta che urlassi e battessi due legni (mi sembrava strano ma urlai) con il risultato che decine e decine di uccelli si lanciarono verso la luce e sbatterono nei vetri cadendo storditi. Erano poco più piccoli dei colombi, neri con placche rosse sotto gli occhi, belli ma anche buoni disse Daniele. Ci mettemmo a srotolare i tappeti quando gli altri operai cominciarono a urlare: “mamba mamba” facendomi pensare ad un ballo, ma la voce tremava, non era melodica e infatti era un urlo di attenzione al serpente mamba, il più velenoso fra i rettili e che poteva trovarsi nascosto nei rotoli. Passavano i giorni e cresceva la mia amicizia con Daniele e la voglia di vedere la vita che la popolazione indigena faceva. Sul bordo delle grandi strade urbane c’erano panchine con la targhetta: “european only”, bus per neri e bus per bianchi e altre cosette da vomito o da diarrea.

Su un marciapiede incontrai e mi scontrai con un vecchio nero che stava contando delle monete e non mi aveva visto, le monete caddero e io mi chinai per raccoglierle e restituirle al proprietario, ma qualcosa non tornava, il vecchio tremava e indietreggiava e dovetti far forza per farmi intendere. Non era abituato a simili comportamenti dall’uomo bianco! Passavo il tempo libero a parlare con Daniele ma sempre nel padiglione, lui mi raccontava della sua famiglia, della lotta che il popolo bantu, quello che formava la maggioranza dei nativi, aveva fatto e stava facendo ed ero così orgoglioso che mi avesse accettato come amico e non come estraneo, che gli promisi che avrei dato il suo nome al figlio che mi stava per nascere e che, guarda le coincidenze della vita che mi seguono troppe volte da non farmi piacere anzi disagio, nacque quattro mesi dopo… il giorno di San Daniele!
Troppi di casa mia e di mia moglie avevano già deciso un altro nome!
Era la mia prima fiera, la prima lontananza dal suolo natio, ero curioso e pauroso allo stesso tempo, non guardavo chiese e palazzi, ristoranti o locali, ma la vita intorno a me e questo fece nascere l’amore per chi soffre, chi non viene ascoltato e che crebbe con gli anni e i diversi, fortunatamente, lavori nel “continente nero” che mi fecero entrare il “mal d’Africa”.

+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri