Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
AUTONOMIA EUROPEA, UNA SCELTA OBBLIGATA.
“Dovremmo stare attenti ai demagoghi pronti a dichiarare una guerra commerciale contro i nostri amici, indebolendo la nostra economia, la nostra sicurezza nazionale e l’intero mondo libero, il tutto mentre sventolano cinicamente la bandiera americana”.
Queste non sono le parole di un avversario di Trump, ma quelle di Ronald Reagan, che nel 1988 metteva in guardia gli americani dagli isolazionisti e dai sovranisti che già trentasette anni fa tentavano l’assalto politico a Washington. Oggi è avvenuto quello che era stato immaginato solo nelle serie distopiche di Netflix: il peggiore degli antiamericani è stato eletto presidente degli Usa e sta sistematicamente indebolendo la sua economia, mettendo a rischio la sua sicurezza nazionale e quella dell’intero mondo libero, ribaltando in pochi giorni alleanze strategiche e amicizie politiche di oltre settanta anni.I tempi, così stringenti, e i modi da capo mafioso, violento e pacchiano, avvalorano il sospetto che il tradimento non abbia solo trovato terreno fertile in un animo abbietto, ma che Putin, ad oggi il più palese beneficiario del voltafaccia, abbia in precedenza seminato proficuamente quel terreno.
Dopo l’osceno video di Trump sulla Gaza dei suoi sogni, una vera confessione psicoanalitica dall’abisso etico dove sta la sua anima , ieri c’è stata l’aggressione a freddo contro Zelensky. Una trappola premeditata, anche per cancellare la pessima figura televisiva fatta in precedenza con Macron. Un agguato mafioso per umiliare davanti al mondo il “piccolo dittatore” ucraino, per costringerlo a rivelare la presunta miseria del suo animo e l’assenza di ogni motivazione a resistere alla Russia che non fosse stata precedentemente imposta dalla Casa Bianca. Infine l’umiliazione di offrire in ginocchio il proprio vassallaggio. Non c’è stato nulla di tutto questo, perciò la reazione rabbiosa.
Perché Trump, come gli utili idioti di Putin, non ha capito nulla della storia e della società ucraina, della voglia di libertà e indipendenza che quel popolo coltiva da secoli, della sua dignità che Zelensky rappresenta. Come non ha capito che il destino dell’Europa libera e democratica è il vero nemico di Putin, che ha deciso di iniziare dall’Ucraina la sua cancellazione. Ma, soprattutto, emerge un elemento di stupidità da non sottovalutare in Trump, che come tutti gli arroganti è ignorante e si sopravvaluta pericolosamente.
Lo stupido, dice una nota definizione, è chi causa un danno a qualcuno senza ricavarne alcun vantaggio.
Trump sta trattando i suoi alleati e più forti partner commerciali, come uno stupido. Tenta di indebolirli economicamente e disarticolarli politicamente. Non tratta con la Russia, ma cede prima ancora di negoziare. Putin è assai vicino alla canna del gas e Trump lo sta resuscitando. Dice che il confronto cruciale sarà con la Cina, ma se ci va così la Cina ne farà un boccone. E Putin lo guarderà affondare nelle viscere del dragone.Dagli Usa arrivano i primi segnali di dissenso da Trump, Dal mondo economico imprenditoriale e da quello di alcuni media storici.Dal primo si prevede, dopo i dazi, un abbassamento del Pil mondiale del 7%, con gravi ripercussioni negli Usa e una ripresa dell’inflazione. Dopo i tagli di Musk alla pubblica amministrazione, licenziamenti e aumento della povertà.Dal secondo una limitazione della libertà di critica imposta dagli editori che, come Bezos, ha chiesto al suo Washington Post, una colonna della stampa liberal Usa, di non disturbare Trump.
Alla faccia delle reprimende di quel tirapiedi di Vance sulla mancanza di libertà di parola in Europa.Dunque per l’Europa, che in pochi giorni ha fatto più passi unitari che negli anni passati e nella prossima settimana affronterà incontri decisivi, il tema dell’autonomia dagli Usa è divenuto una scelta obbligata.Non si discute più il “se”, ma il quanto e il come. E noi italiani non sappiamo con certezza come saremo schierati, a differenza dei nostri compatrioti europei: francesi, tedeschi, britannici, spagnoli, polacchi, baltici e tutti gli altri ad eccezione di ungheresi e slovacchi.E non sappiamo neanche con certezza quale sarà la posizione del PD, vista l’infelicissima dichiarazione di Shlein, né con la Russia, né con l’Europa che vuole la guerra. Ma quale sarebbe l’Europa che vuole la guerra? Quella dei suoi compagni tedeschi e britannici?
Una frase che ricorda quella luttuosa “né con lo Stato, né con le Brigate Rosse”. Una non leader condizionata da Conte, l’uomo che sussurrava ai tank russi.