Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
Giuseppi val bene l’Ucraina - La resa pacifista del Pd, e una mediocrità politica che viene da lontano
Tutti i principali esponenti dem, a parte Mattarella, Gentiloni e Picierno, si sono schierati contro il piano “Rearm Europe”, allineandosi alla prosopopea antibellicista di Elly Schlein. Un errore capitale e una scelta di piccolissimo cabotaggio domestico, che ha però ragioni profonde nella storia della sinistra
Neppure fosse ancora in vigore il centralismo democratico del vecchio Pci, tutti i principali dirigenti del Partito democratico, a parte Paolo Gentiloni e Pina Picierno, si sono ieri schierati dalla parte della segretaria Elly Schlein nella prosopopea antibellicista contro il piano “Rearm Europe”, presentato martedì da Ursula Von der Leyen.
C’è sicuramente un altro importante ex dirigente del Partito democratico refrattario a questo atteggiamento, ma non sta al Nazareno, bensì al Quirinale ed è in altre faccende affaccendato, come fronteggiare le minacce dei gerarchi maggiori e minori della guerra ibrida putiniana, che hanno qualificato «blasfema” la sua equiparazione dell’aggressione russa dell’Ucraina ai progetti del Terzo Reich in Europa.
Il fatto che la posizione del Pse sia stata agli antipodi di quella tenuta dal Partito democratico e abbia ribadito che la proposta della Presidente della Commissione Ue «è un punto di partenza e non di arrivo», nonché «l’unica via per un’Europa sicura e un sostegno duraturo all’Ucraina», non deve avere persuaso i maggiorenti del Partito democratico a riflettere sulle conseguenze delle loro decisioni. Deve averli al contrario confermati nell’idea che, se la resa pacifista al Movimento 5 stelle è la condizione per la salvezza del cosiddetto Campo Largo, allora tutto il resto può passare in cavalleria, compresa la salvezza di quaranta milioni di ucraini e una prospettiva di autonomia strategica per il continente europeo, orfano (almeno per il prossimo quadriennio, salvo fortunate sorprese) di una reale protezione Nato e schiacciato nella tenaglia russo-americana. Insomma: grazie Mattarella e grazie Pse, ma Conte val bene il sacrificio dell’Ucraina e dell’Europa.
Bisogna dire che a spingere il Partito democratico verso una posizione meno gregaria e sguaiatamente opportunistica non hanno aiutato neppure le componenti del centro-sinistra più lontane da un approccio pacifista e più ideologicamente europeiste, visto che sia Matteo Renzi che Emma Bonino hanno ancora negli ultimi giorni ribadito che le differenze sull’Ucraina e sulla politica europea non devono interrompere il dialogo tra le forze di opposizione, Conte compreso, per costruire un’alternativa alla destra.
La grottesca sproporzione tra la grandezza e la gravità delle scelte che la storia europea e occidentale pone di fronte alle élite politiche democratiche e la mediocrità del risiko delle alleanze domestiche della sinistra italiana si presta a diverse, e tutte desolanti, chiavi di lettura, ma a una sola e radicale soluzione, che peraltro è l’unica che tutti i leader democratici si rifiutano di considerare. Quella di far saltare alleanze in cui ci si può mettere d’accordo su tutto, a patto di non parlare dell’essenziale.
È possibile che mentre l’Occidente crolla e i carrarmati e i missili di Mosca, con beneplacito del capo mandamento della Casa Bianca, minacciano i confini dell’Unione europea, nel Partito democratico e nei suoi dintorni cosiddetti riformisti siano tutti più interessati a non sfasciare la coalizione che, per fare un esempio, potrebbe portare nientepopodimeno che all’unità progressista sul nome di Roberto Fico per la Regione Campania.
È possibile che la degradazione politicista della politica nazionale (si parla della sinistra, ma vale anche per la destra) sia tale che tutti i musicanti dell’orchestrina sul ponte italiano del Titanic europeo abbiano così tanta nebbia nel cervello e nella coscienza, che neppure sono in grado di vedere l’orrore che gli si è parato davanti e continuino a suonare la stessa musica di sempre, continuando a pensare che dietro la nebbia, tutto sommato, non ci sia nulla non dico di pericoloso, ma di così diverso da giustificare la rinuncia al business as usual.
È infine probabile che il mix di stolidità e cecità che la sinistra italiana sta esibendo senza senso della vergogna e del ridicolo sia anche frutto di quella sorta di paradossale superbia hegeliana, che gli ex comunisti hanno continuato a mostrare verso il corso della storia, soprattutto quando la storia ha dimostrato la fallacia delle loro presunzioni scientifiche e l’evanescenza di tutte le leggi, di cui si illudevano di conoscere i segreti.
Sto parlando della spocchia dei Canfora a cui la democrazia ha sempre fatto schifo e che ora se ne godono i rovesci. Dell’arroganza dei D’Alema e di tutti i Machiavelli delle Frattocchie, innamorati della politica della forza e della sua superiore razionalità e legittimità storica. Della vanagloria dei Caracciolo e dei campioni di un profetismo geopolitico da lacchè del Cremlino e ora pure Casa Bianca, perché alleata del Cremlino nella guerra e nel disprezzo di tutto ciò che ancora puzza di vecchio ordine liberale.
Perché questo atteggiamento si sia mutato paradossalmente in un pacifismo affaristico, nel piccolo cabotaggio delle rendite di posizione, nella predilezione della comoda stabilità di una nuova Yalta, ancorché mafiosa, rispetto ai rischi di un disordine democratico senza rete suona difficile da capire solo per chi non ha mai voluto accettare che l’odio per l’Occidente, a sinistra, non è stato solo un retaggio del passato, ma anche una visione del futuro e una radice ideologica che ha resistito pressoché intatta e solo nascosta sotto gli strati dei decenni, per riemergere, ironia della storia, proprio quando la guerra all’Occidente l’hanno dichiarata gli americani.
La resa pacifista del Partito democratico è un errore capitale e una patente di mediocrità politica, ma le sue ragioni, si potrebbe dire parafrasando Togliatti, vengono da lontano e rischiano – ahinoi – di portare