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Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.

Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.

Cooperativa Teatro del Popolo- Miglarino
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Massimiliano Angori, Presidente
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Doppio evento a Vecchiano per l'80esimo anniversario della Liberazione d'Italia.
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•Governo Renzi
Presidente Mattarella
•Governo .....
Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Raccontino di Giancarlo Montin
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Magnifico salvivico silenzio
È il primo maggio, uno slpendore
Grazie all'esodo di tutte le persone
che lontane da casa
vivon la percezione
di fruire .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
di Mario Lavia
Le provinciali-Quando in Europa si fa sul serio, Meloni e Schlein mostrano tutta la loro inadeguatezza

8/3/2025 - 13:31

Le provinciali-Quando in Europa si fa sul serio, Meloni e Schlein mostrano tutta la loro inadeguatezza

La premier è uscita ridimensionata da questi giorni decisivi per il futuro del continente. La leader dell’opposizione ha tenuto una posizione bislacca e sempre più isolata tra i Socialisti e Democratici


Due donne allo specchio, Giorgia Meloni e Elly Schlein, e si quadruplica l’immagine di una difficoltà politica, di isolamento, di minorità. Di qualcosa che non va. E in un certo senso una potrebbe vedere nei problemi dell’altra la propria insufficienza, in questa fase s’intende, perché restano comunque le “cape” del governo e dell’opposizione e da quegli scranni nessuno le tirerà giù, almeno in tempi brevi. Però qualcosa sta succedendo a entrambe: perdono terreno, in modo diverso.

La vicenda europea, cioè la grande novità rappresentata dell’unità dei Ventisette sul Piano per il riarmo, frutto di una comune valutazione dei rischi che l’Europa corre, ha mostrato le due leader in un angolo. Entrambe non amano la svolta europea impressa da Francia e Germania (e su un piano più generale, Gran Bretagna). Tra l’altro le due leader sono accomunate da odio, o come minimo grande antipatia, per Emmanuel Macron, che quella svolta europea ha ispirato: nell’ex missina non si è spenta la diffidenza per la democrazia alla francese; nella donna di sinistra forte è il fastidio per quel borghesissimo parigino, Macron fa ombra a Meloni e ha isolato Jean-Luc Mélenchon “il rosso”: detestabile, per le due italiane.

Mai come in questi giorni la presidente del Consiglio accumula contraddizioni, proposte bislacche, si lamenta, cerca spazio come un naufrago che annaspi nel lago della politica: le era stato fatto credere di saper nuotare e invece no, galleggia a stento. Così non le resta che acconciarsi alle decisioni altrui al massimo alzando il ditino per dire: ho portato a casa il fatto che non si toccheranno i fondi di coesione, che è una mezza balla perché nessuno ha mai pensato di imporre l’uso di quei fondi per implementare le spese militari. La realtà di una Meloni ininfluente al Consiglio europeo fotografa l’inizio della sua marginalizzazione nel grande scontro mondiale: conta più Donald Tusk di lei, per dire. Addio al “ponte” e ai sogni di gloria, nemmeno il boss della Casa Bianca se la fila più: quello, se va bene, parla con Macron e Keir Starmer.

Questo ridimensionamento sulla scena internazionale può avere un ricasco psicologico negativo, giacché se guarda lo stato pietoso del governo in politica interna Giorgia ha davvero da mettersi le mani nei capelli: ora devono pure risarcire i migranti sequestrati da Matteo Salvini. Però alla premier, che forse per educazione politica ha un riflesso, diciamo, di disciplina, va riconosciuto che non è una che a decisioni prese metta i bastoni tra le ruote: sul riarmo probabilmente traccheggerà all’italiana, però non ostacolerà il processo avviato al Consiglio europeo straordinario.

Curiosamente, la stessa bubbola dei fondi di coesione è stata usata da Schlein, come le ha spiegato un socialdemocratico tedesco nella riunione del Pse: «Guarda, Elly, che noi i fondi di coesione li utilizziamo per finanziare i länder».
Invece lei, che in questa vicenda ha fatto la peggiore figura da quando guida il Partito democratico, insiste: seppure migliorato il Piano dei Ventisette non va bene lo stesso. E giù supercazzole. Ormai lo dice solo lei tra la gente che conta: i Socialisti e Democratici al Parlamento europeo «accolgono con favore la proposta ReArmEu e le conclusioni del Consiglio Europeo di ieri», hanno scandito.

Umiliata sarebbe dire troppo, ma sconfessata, ecco, isolata, ignorata. Anche se i fan inventano chissà quali risultati, questo si può dire: Elly Schlein – messa la testa fuori dal castello incantato del Nazareno, dove tutti (con luminose eccezioni, da Paolo Gentiloni a Pina Picierno che non a caso quel palazzo non frequentano) fanno la corsa a darle ragione – è smentita nella sua stessa casa politica europea. Era andata a Bruxelles, Elly, «per ottenere il sostegno dei nostri fratelli e sorelle in Europa» per dire sì a una difesa comune e no al riarmo dei singoli Paesi europei». E non deve essere stato piacevole sentirsi dire dai fratelli e sorelle di andare a giocare nella sua cameretta, che i grandi hanno da fare.

Vale per la segretaria del Partito democratico come per la presidente del Consiglio: le crisi cominciano così, quando nessuno ti ascolta.





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