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Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.

Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.

Cooperativa Teatro del Popolo- Miglarino
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Massimiliano Angori, Presidente
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Doppio evento a Vecchiano per l'80esimo anniversario della Liberazione d'Italia.
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•Governo Renzi
Presidente Mattarella
•Governo .....
Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Raccontino di Giancarlo Montin
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Magnifico salvivico silenzio
È il primo maggio, uno slpendore
Grazie all'esodo di tutte le persone
che lontane da casa
vivon la percezione
di fruire .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
di Ugo Magri
L’incolmabile distanza fra Schlein e Mattarella

10/3/2025 - 9:14

L’incolmabile distanza fra Schlein e Mattarella

 Su Putin e la guerra, il presidente avverte che non esistono scorciatoie per la pace e usa alte parole figlie di un alto magistero. La segretaria invece contende a sinistra estrema, e 5 stelle (oltre che a Salvini) il voto dell’Italia fiacca, che non distingue fra aggredito e aggressore. Fine della favola di Mattarella capo dell’opposizione

 Tra Sergio Mattarella e Elly Schlein emerge una dissonanza che sarebbe difficile non notare. Hanno accenti palesemente diversi se non opposti sull’Ucraina, sulla minaccia rappresentata dalla potenza russa, sulle scelte che ne derivano per l’Occidente in genere e per l’Europa in particolare. Non sono crepe da poco perché riguardano questioni vitali, spartiacque del nostro tempo da cui tutto il resto discende. Scelte di campo, o di qua o di là. Quasi non passa giorno senza che il presidente invochi la pace, esattamente come la segretaria del Pd, ma a condizione che si tratti di una pace “giusta e duratura”, basata sul ripristino del diritto internazionale, dunque sul no alla sopraffazione, contro la violenza del più forte a danno del più debole, sul dovere di sostenere l’Ucraina con ogni mezzo e dell’Unione di difendere sé stessa, le proprie libertà, i propri valori democratici dalle future potenziali aggressioni.

Non più tardi di sabato, da Hiroshima dove si trovava, Mattarella ha rammentato che Mosca ci sta minacciando con armi atomiche e questo aspetto, forse, andrebbe chiarito prima di stendere il tappeto rosso davanti allo zar nel nome della tregua a ogni costo; un mese prima, da Marsiglia, il presidente aveva equiparato i comportamenti russi a quelli della Germania nazista, scatenando l’ira del Cremlino; più volte il presidente è intervenuto a segnalare che non esistono comode scorciatoie e la pace esige garanzie di sicurezza, in particolare quelle che riguardano l’Ucraina in quanto la Russia ha già mancato di parola più volte e lo rifarà, se ne avrà l’occasione.

 Chiarissimo l’intento di puntellare il fronte della resistenza morale, della risposta comune all’aggressione, alle politiche di potenza, agli imperialismi di ritorno, restando con la schiena dritta senza inchinarsi davanti a Vladimir Putin e nemmeno al suo compare d’oltreoceano.

 Schlein, al contrario di Mattarella, polemizza in Europa. Definisce l’Unione aggressiva e guerrafondaia. Prende di mira il primo forte segnale di reattività, rappresentato dal piano di riarmo lanciato da Ursula von der Leyen e approvato da tutti 27 i Paesi; ne contesta, oltre che il nome politicamente schietto, la sostanza stessa cioè l’idea di spendere 800 miliardi per l’acquisto di strumenti bellici; accusa il piano di destinare i fondi agli Stati anziché alla difesa comune, tralasciando che questa è ancora di là da venire perché prima richiederebbe l’unità dell’Unione, politica innanzitutto, dunque campa cavallo.

 Il pericolo esistenziale per l’Europa denunciato da Mattarella, vale a dire la politica di potenza russa, la sua volontà di dominio, il ricorso inaudito alla forza, la minaccia atomica, le democrazie in bilico: tutto questo passa in secondo piano nella prospettiva di Elly, come se il presidente non fosse stato chiaro sulle priorità. La distanza è tale che Stefano Ceccanti, giurista dem, formula una domanda allarmata: “Se i riferimenti del centrosinistra italiano non sono più Mattarella e i socialisti europei, quali dovrebbero essere?”.

 I ruoli sono diversi, è chiaro. Ciascuno svolge il proprio mestiere. Mattarella vola alto perché esercita un magistero civile. Tra l’altro non gli servono i voti, laddove la segretaria deve fare i conti con i sondaggi e sforzarsi di tener viva la prospettiva dell’alleanza Pd con l’ultra-sinistra e con gli ex-grillini, i quali contendono il terreno alla Lega che, a sua volta, tenta di riprendersi i voti dai Fratelli d’Italia. Il bacino elettorale per tutti è lo stesso: un’Italia intimidita, stanca di conflitti, desiderosa di tregua, che non distingue più tra aggressore e aggredito in quanto le colpe si intrecciano, siamo tutti un po’ responsabili, nessuno scagli la prima pietra. Come cantavano i Gufi mezzo secolo fa, il mood nazionale è: “Non spingete, scappiamo anche noi”. Elly Schlein semplicemente si adegua, inutile farle una colpa.

 Sia come sia, lo strappo è sotto gli occhi di tutti; il Colle sostiene una tesi, il Pd l’opposto; su guerra e pace la narrazione fa attrito. Il che per certi versi dispiace perché dimostra che Mattarella predica nel deserto, non gli dà retta nemmeno il suo partito di origine.

Gran brutto segno per chi crede in certi valori. Da un altro punto di vista, invece, la dialettica è un bene perché dirada l’equivoco del presidente di parte, del Colle che pende a sinistra e ogni qualvolta interviene bacchetta la maggioranza, il governo, la premier. Ecco: questa leggenda (alimentata da destra) palesemente non regge.

La posizione di Schlein ne è la riprova. Su Mattarella capo dell’opposizione cala, finalmente, il sipario.

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