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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di Micol Fiammini, Il Foglio, 17 apr. 2025
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Che tempo che fa - di Michele Serra
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di Fernando Bezi
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Mazzarri e Boggi (Lista Boggi Sindaco)
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di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Rosanna Betti
per Fiab Pisa
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Cena per la Liberazione 24 aprile
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Assemblea soci Coop.
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Cascina, 27 aprile
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CNA AREA VALDERA
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
Umberto Mosso
UCRAINA: DUE CONFERME.

14/3/2025 - 14:07

UCRAINA: DUE CONFERME.


Tra le tante dette in questi tre anni di guerra due erano chiarissime da sempre e in questi giorni ne stiamo verificando l’esattezza.
La prima è che la Russia, non l’Ucraina o l’Occidente, ha voluto la guerra. L’ha programmata almeno dal 2007, dopo avere fatto fallire il tentativo di coinvolgerla nel G8.
La vittoria alla quale aspirava l’Ucraina era far fallire il disegno russo di occupare quel Paese in pochi giorni e sostituire il governo legittimo con quello di un fantoccio manovrato dal Cremlino.
Il sostegno dell’Occidente all’Ucraina è stato alla sua resistenza contro l’aggressione con l’idea che la situazione di stallo militare, umiliante per la grande Russia, e la dissimulata crisi economica dovuta alle sanzioni, avrebbero convinto Putin a trattare.
Nonostante i limiti del sostegno occidentale, concessi più spesso col freno a mano tirato, ritardi nelle forniture e dolorosi stop and go per la preoccupazione di non dare adito all’escalation, era così che stavano andando le cose.
Fintanto che in soccorso ai banditi è arrivato il “soldato blù”.
In realtà le guerre non finiscono mai con una pace giusta. Quindi o si vincono o si perdono.
Questa è iniziata con l’occupazione della Crimea ed alcuni oblast del Dombass nel 2014 e la mancata reazione dell’Occidente ha posto, allora, le basi della ripresa aggressiva di Putin nel ’22.
La disfatta dell'Occidente in Afganistan (decisa e programmata da Trump ed eseguita da Biden) fu il segnale per Putin che si poteva rilanciare oltre la Crimea e il Dombass.
Ora, con le guardie che si sono schierate coi ladri e per i ritardi dell’Europa nel dotarsi di una autonomia difensiva fidando nel sostegno Usa alla Nato, quello che si può sperare è una pace meno ingiusta possibile.
Soprattutto, non solo per l’Ucraina, ma anche per l’Europa e l’Occidente, che faccia pagare un prezzo alla Russia come monito per chi voglia aggredire un altro Paese.
Altrimenti ricominceremo da capo con la Moldova, la Georgia, i Paesi Baltici e forse addirittura la Polonia, rivendicata in parte anche dall’Ungheria.
Da noi c'è da aspettarsi che qualche cultore di Putin sollevi il tema dell’Istria e Dalmazia, o in sfregio a Macron quello di Nizza e Savoia.
La seconda conferma di questi giorni è che, in conseguenza della prima, la guerra finirà quando la Russia, non l’Ucraina, vorrà.
O sarà costretta a volere se Trump si convincerà del contrario di quel che dice e le sue pressioni le farà su Mosca, almeno con la stessa intensità usata con Kyiv.
Se chi attribuisce la continuazione della guerra all’invio di armi all’Ucraina avesse un minimo di intelligenza prenderebbe atto che, “accecata” l’Ucraina, i Lanzichenecchi di Putin non si fermerebbero fino alla conquista totale, col massacro del nemico disarmato. Pacifismo sanguinario.
Che alla proposta Usa Putin avrebbe detto “ni” per prendere tempo lo avrebbe capito anche un bambino. Ora il cerino acceso sta tra le dita di Trump.
E tra gli occhi che lo guardano per vedere che mossa farà quelli più attenti sono a mandorla.
Più che l’educazione siberiana varrebbe la pena che qualcuno alla corte di Trump studi l’educazione confuciana di Xi.
Perché quello che abbiamo visto fino ad ora del metodo Trump, alle latitudini cinesi produce l’esatto contrario dell’effetto desiderato in queste.






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