Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
LA STRADA E’ APERTA, ANDIAMO AVANTI.
Se si fa un giro per l’Europa attraverso i principali quotidiani e siti d’informazione o seguendo le dichiarazioni dei più importanti leader si vedrà che nessuno dedica un minimo del suo tempo a criticare il Libro bianco sulla difesa europea, comunemente chiamato Piano UvdL.
Impropriamente chiamato così, dato che si tratta di un documento ormai approvato da 26 capi di governo (ad eccezione di Orban, astenuto) e dall’Europarlamento.
Non che i limiti di quel Piano non siano noti a tutti ma in Europa, nel giudizio generale è prevalso il senso unitario da dare ad una risposta rapida agli avvenimenti improvvisi ed incalzanti che avevano fatto dire, ad un uomo dalle decisioni razionali e per nulla emotive come Draghi, “Non saprei cosa, ma fate qualcosa” ai governanti europei.
Per questo motivo comprendo le ragioni di chi indica i limiti strutturali del Libro Bianco richiamando tutti alla necessità di puntare alla difesa comune e non al riarmo dei singoli Paesi. Lo comprendo, ma non lo condivido.
Perché oggi non si tratta di approvare o respingere un concreto e puntuale piano politico, ma di far fare tempestivamente un passo avanti ad una linea di indirizzo che mancava da sempre e che ora c'è e ha bisogno di essere precisata nei passaggi, nei modi e nei tempi, come richiede la svolta storica che si sta manifestando confusamente, ogni giorno, sotto i nostri occhi.
Come, infatti, sta avvenendo nelle riunioni convocate da Macron e Starmer nei giorni seguenti all’approvazione da parte dell’Europarlamento.
La difesa comune europea è un processo, non un documento più o meno ben fatto. E il processo avviato presuppone che si facciano passi decisi verso gli Stati Uniti d’Europa, senza i quali non sarà mai compiuto il sistema di difesa unico europeo.
Piuttosto questo punto è un banco di prova della possibilità di costruire una alternativa di governo al centro – destra mentre riemergono prepotenti tutte le spinte antieuropee dei populisti e dei sovranisti di sinistra e destra. Da questo punto di vista le scelte del PD saranno dirimenti.
Ma non vanno attese, vanno sollecitate perchè esprimano un europeismo di governo, non un neutralismo velleitario.
Vale a dire che insistere sulla critica ad UvdL e sui limiti del Piano ReArmEU, invece che impegnarsi a definirne i migliori obbiettivi, fornisce un alibi all’ala massimalista del PD che non riesce a dichiarare la sua contrarietà agli investimenti in Difesa, ma non ha il coraggio di dirlo per non spaccare ulteriormente il partito.
Per questo il PD si limita a dire “più uno”, cioè un piano dettagliato di difesa comune, sapendo che per arrivarci ci vorranno innumerevoli e indispensabili passaggi, compresa la modifica del Trattato istitutivo dell’Unione che non prevede l’esercito unico.
Allora siamo riformisti e facciamo i riformisti.
PS: UvdL non mi è mai piaciuta, avrei preferito vedere Matteo o Draghi al suo posto, ma accollare a lei il Green Deal non è una operazione condivisibile, sapendo che quel piano fu strenuamente promosso da Timmerman (Socialisti & Democratici) in competizione coi Verdi e che, semmai, l’errore di UvdL fu di non essere riuscita a spegnere gli ardori della sinistra che, per inciso, coinvolsero anche il centro e i liberali