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Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.

Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.

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AlterEgo Fiere
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Cooperativa Teatro del Popolo- Miglarino
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•Governo Renzi
Presidente Mattarella
•Governo .....
Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Raccontino di Giancarlo Montin
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Non avrei mai voluto vederti così
Ma è inevitabile
Chiudo gli occhi per non guardare
Ma quella livida rigidità
appare scompare riappare
Io ti .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
di Massimo Recalcati
La melanconia della democrazia

1/4/2025 - 23:41


La melanconia della democrazia

 

L’immagine di un Biden senza più vigore e incapace di riconoscere la necessità del suo avvicendamento, fotografa la dimensione melanconica nella quale sembra versare non solo il partito democratico americano ma la democrazia occidentale come tale.

Il destino di un mesto tramonto di fronte alla forza iperattiva del sovranismo e delle leaderships antidemocratiche sembra, infatti, trovare in quell’immagine la sua profezia: attaccamento senile al potere, difficoltà di ricambio generazionale, inettitudine nel trasmettere una leadership vitale e credibile, capace di visioni e invenzione, distacco dalle classi impoverite o più fragili e marginali, definiscono i limiti profondi della politica della democrazia in Occidente.

Nell’immagine di un Biden attaccato tragicamente, sino all’ultimo respiro, ad un sogno di gloria impossibile, sono rappresentate plasticamente tutte le ragioni dell’attuale crisi della cultura democratica. Da questo punto di vista la spartizione del mondo in corso da parte delle grandi superpotenze lo confermerebbe in modo clamoroso: la melanconia della democrazia soccombe di fronte alla forza virile dei nazionalismi sovranisti.

La stessa Europa democratica appare schiacciata tra due morse che le tolgono il respiro. Da una parte la dimensione senile e impotente della democrazia americana surclassata dal vigore populista del trumpismo e, dall’altra, la contestazione autocratica del parlamentarismo democratico che anima non solo la Russia di Putin, ma la più parte dei governi del mondo. In fondo si potrebbe applicare alla democrazia quello che Berlinguer negli anni settanta disse a proposito dell’Unione sovietica: i suoi antichi e rivoluzionari ideali di fratellanza, libertà e uguaglianza avrebbero esaurito, come è accaduto alla rivoluzione bolscevica d’ottobre, la loro spinta propulsiva.

L’Europa si sarebbe ridotta ad un apparato burocratico-amministrativo senza anima? Il suo essere tagliata fuori dai tavoli internazionali sulla trattativa per la pace tra Russia e Ucraina non evidenzia forse in modo esemplare la triste immagine del suo declino politico?

L’interpretazione geopolitica che ha governato anche gran parte della sua opinione pubblica, in particolare quella italiana, della resistenza ucraina come una “guerra per procura” non mostra sintomaticamente l’incapacità dell’Occidente democratico di considerare i valori della democrazia come ancora degni di essere difesi con la propria vita?

Si afferma invece una versione solo cinica della politica che dà ragione ai diversi sovranismi che interpretano la democrazia come una vecchia signora sul viale del tramonto della quale si interessano solamente di come saccheggiarla per spartirsi il patrimonio. Non a caso le diverse forme di populismo presenti sul nostro continente guardano con sospetto disincantato il destino dell’Europa cercando di sfilarsi da ogni processo di rafforzamento della sua unità sovranazionale. Del resto la demagogia populista ha gioco facile nel criticare lo stallo impotente delle democrazie occidentali imballate in procedure parlamentaristiche che appaiono sfibranti e impotenti. A questa impotenza essa contrappone l’azione diretta del leader autoritario, priva di inutili mediazioni, capace di un’efficacia inedita, di interventi risoluti sconosciuti alle vecchie e superate istituzioni democratiche. Se la democrazia vuole giustamente conservare il valore simbolico della legge della parola, il populismo antidemocratico fa valere la forza della pulsione che tracima continuamente i limiti stabiliti da quella legge. Lo si vede bene negli atteggiamenti e nelle scelte di Trump che rivendica al suo governo una capacità di azione immediata che contrasta con la vecchia e impolverata democrazia parlamentare.

Dietro a questo apparente pragmatismo si palesa, in realtà, il giudizio sulla fine della democrazia come sogno politico dell’Occidente. In gioco non è solo la critica alla burocrazia delle regole alla quale il populismo riduce lo spirito della democrazia, ma un mutamento radicale di paradigma. Alla melanconia decadente della democrazia si vorrebbe sostituire il dinamismo iperattivo e extraparlamentare del populismo che alla vacuità delle parole sostituisce l’efficacia senza legge dell’azione, il riferimento del tutto demagogico del potere al popolo. Si tratta di un nuovo virus che la democrazia non deve sottovalutare ma deve riuscire a fronteggiare. Nondimeno, non bisogna dimenticare che è stato l’atto mancato di Biden a riconoscere la propria insufficienza per tempo che ha spalancato le porte a Trump e alle sue sciagurate truppe d’assalto e che è stata l’assenza di azione politica dell’Europa che ha contribuito a incancrenire il conflitto in Ucraina prima dell’invasione russa. Non è solo necessario procedere verso la costituzione di una Europa unita come autentico soggetto politico, ma è altrettanto necessario un profondo rinnovamento della cultura democratica al fine di contrastare la diagnosi populista della democrazia con ferro vecchio del passato.

E’ il grande compito che non spetta ovviamente solo alle forze liberali e del centrosinistra del nostro paese ma all’intero Occidente. Restare fedeli all’evento ideale della democrazia significa mostrare la sua forza e non il suo rassegnato declino. Per fare questo però non è sufficiente richiamare gli ideali fondativi dell’Europa come superamento degli egoismi nazionalisti, quanto piuttosto scrivere oggi un nuovo manifesto politico, adeguato ai nostri tempi e all’avvenire dei nostri figli, fare vivere quegli ideali fondativi nel presente e non solo nel loro richiamo nostalgico.

In questo senso il prossimo destino dell’Ucraina è, per fare un solo esempio, una questione che non può essere senza conseguenze per l’Occidente democratico. Non è solo in gioco la ridefinizione territoriale dei confini, ma la sostanza della democrazia. Il diritto di difendere l’autodeterminazione di un popolo non può essere sottomesso alla ragione cinica del più forte.

Se le spinte sovraniste metteranno le loro mani sull’Ucraina le metteranno sulla democrazia mostrando ancora una volta che il suo tempo è fatalmente scaduto.

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