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Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.

Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.

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AlterEgo Fiere
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Cooperativa Teatro del Popolo- Miglarino
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•Governo Renzi
Presidente Mattarella
•Governo .....
Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Raccontino di Giancarlo Montin
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Non avrei mai voluto vederti così
Ma è inevitabile
Chiudo gli occhi per non guardare
Ma quella livida rigidità
appare scompare riappare
Io ti .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
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La Voce sì... ma gli Occhi?

11/4/2025 - 13:44


“Canti come un usignolo” si dice a chi ha una tonalità perfetta e lo dimostra con amore, anche se al festival di San Remo del 1957 Claudio Villa e Giorgio Consolini cambiarono i richiami d’amore del mitico uccellino in un pianto:
Quando cantavi alla vita

Un usignolo eri tu

Per me, per me, per me

Ma la tua voce è cambiata

Più non mi parla d’amor

Per te, per te, per te

Usignolo Ma come sa di pianto la tua voce

Mi dice il cuore che non trovi pace

Mi dice il cuore che non sei felice

Usignolo La tua canzone nasce da un sospiro

L’amore che tu vivi è tanta amaro

Sei prigioniero in una gabbia d’oro

L’oro ha fermato il tuo volo

E t’ha spezzato le ali

Nella tua voce v’è il pianto

O mio usignolo

Usignolo Per sempre spengo un sogno

nel mio cuore Io che innalzavo già per te un altare

Coi fior di campo del mio grande amore

Usignolo.


Shakespeare lo usa con Giulietta:


«Vuoi già andar via? Il giorno è ancora lontano. È stato l'usignolo, non l'allodola, che ha colpito l'incavo del tuo orecchio timoroso.  Canta ogni notte, laggiù, su quell'albero di melograno. Credimi, amore, era l'usignolo.»


E Romeo risponde:


«Era l'allodola, la messaggera del mattino, non l'usignolo...»

 

Mentre già Francesco Petrarca recitava:

 

«Quel rosignuol, che sí soave piagne,
forse suoi figli, o sua cara consorte,
di dolcezza empie il cielo et le campagne
con tante note sí pietose et scorte...»

 
Io ho una coppia di usignoli che nidifica nella siepe del giardino e non mi danno sentore di dolori le loro canzoni, anzi di un sollievo che vale una dose di tranquillanti o di ricostituenti.
Quando poi te lo ritrovi, anche nel silenzio, a tu per tu allora sei al settimo cielo e gorgheggi e trilli li senti nel petto!
 

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Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
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Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

13/4/2025 - 10:12

AUTORE:
Risofy

Allor s'aprì la stella in cielo;
e dalla terra tacita e sorpresa
si levò un trillo come un lungo stelo.
Un'altra, un altro. A ogni stella accesa
un nuovo canto. Un canto senza posa
correva ardendo lungo la distesa
del cielo azzurro.


La luna cala: gli umidi arboscelli
scossano lunghi grappoli di fiori,
e l'usignolo di tra i pioppi snelli
-tiò-tiò-trilla agli estremi albori.
Egli trilla e gorgheggia. Io piango incerto
non fossi abbandonato in un deserto.
Io piango, e cala giovinezza intanto
tra uno scoppio di luce ampio di canto
(G.Pascoli)

Dietro una nuvoletta,
ma poi vi aperse un foro,
e con un raggio d'oro,
che parve una saetta,
baciava l'usignolo,
lui che tacea, lui solo.
(Angiolo Silvio Novaro)

12/4/2025 - 9:14

AUTORE:
Sofy

L'usignolo cantava. Di prima fu come uno scoppio di giubilo melodioso, un getto di trilli facili che caddero nell'aria con un suono di perle rimbalzanti su per i vetri di un'armonica. Successe una pausa. Un gorgheggio si levò, agilissimo, prolungato,
straordinariamente come per prova di forza, per un impeto di baldanza, per una sfida a un rivale sconosciuto. Una seconda pausa. Un tema di tre note, con un sentimento interrogativo, passò per una catena di variazioni leggere, ripetendo la piccola domanda cinque o sei volte, modulato come un tenue flauto di canne, su una fistula pastorale. Una terza pausa. Il canto divenne elegiaco, si svolse in tono minore, si addolcì come un sospiro, si affievolì come un gemito, espresse tristezza di un amante solitario, un desìo accorato, un'attesa vana; gittò un richiamo finale, improvviso, acuto come un grido di angoscia; si spense.
Un'altra pausa, più grave,. Si udì allora un accento nuovo, che non parea escire dalla stessa gola, tanto era umile, timida, flebile, tanto somigliava al pigolio degli uccelli appena nati, al cinguettio d'una passerottina; poi, con una volubilità mirabile, quell'accento mutò in una progressione di note sempre più rapide che brillarono in volate e trilli, vibrarono gorgheggi nitidi, si piegarono in passaggi arditissimi, sminuirono, crebbero, attinsero le altezze soprane. Il cantore s'inebriava del suo canto. Con pause così brevi che le note quasi non finivano di spegnersi, effondeva la sua ebrietà in una melodia sempre varia, appassionata, dolce, sommessa e squillante, leggera e grave, interrotta ora da gemiti fiochi, da implorazioni lamentevoli, ora da improvvisi impeti lirici, da invocazioni supreme"