Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
Referendum delle balle
Ignorare Landini
Si può andare a votare ai referendum per dire sì o no alle balle di Landini oppure ignorare il più grande produttore di balle, di dati falsi.
Sul lavoro. Che dovrebbe essere il suo mestiere.
Cosa di cui si occupa fra una passeggiata e l’altra con Elly e Giuseppi per parlare dei destini del mondo, che per fortuna non dipendono da loro.
La tecnica è quella nota.
Nota ad alcuni ma non a Landini che l’ha assorbita inconsapevolmente frequentando tutta la vita gli allevamenti della Cgil: “Cari cari polli di allevamento che odiate ormai per frustrazione e non per scelta”. Direbbe Gaber.
La tecnica è quello dell’impasto di odio e menzogna. Gli ingredienti di una grande industria delle balle per fini politici nata un centinaio di anni fa circa in quel di Mosca. Che fece molti proseliti a sinistra e a destra. Che ancora scorre e si beve negli allevamenti frequentati dai Landini.
Landini vuole abolire il Job Act.
Ero capogruppo di maggioranza in Commissione Lavoro alla Camera quando lo approvammo.
Quando cambiammo radicalmente l’art 18 avevo di fronte a me 14 parlamentari del Pd( su 21) provenienti da ruoli apicali della Cgil, compreso Cesare Damiano, presidente della Commissione.
Mi aveva telefonato nella notte il presidente opposto, della Commissione Lavoro al Senato, Maurizio Sacconi. Mio stesso gruppo. E amico di lunga data. Mi disse: ho fatto l’accordo con Renzi, sul Job Act, abbiamo approvato il testo al Senato, su questi punti non devono cambiare nemmeno le virgole altrimenti cambio di nuovo al Senato.Ti mando il testo.
Sei il garante del passaggio alla Camera, mi disse, sono d’accordo con Renzi.
I punti erano: art 18 senza reintegro ma con indennizzi maggiorati, lavoro a distanza, demansionamenti.
Perché?
Il vecchio articolo 18 era uno strumento di potere del sindacato e della Cgil soprattutto, col suo massimalismo, non di vera tutela del lavoratore.
Era un blocco alle assunzioni, perché se si interrompe il rapporto di fiducia fra impresa e lavoratore, deve poter decidere l’imprenditore e non Landini. Se decide Landini, io imprenditore non assumo.
E però non deve essere facile licenziare, deve essere facile assumere. Se licenzio mi deve costare un bel po’.
Col referendum di Landini costa meno. E’ questo il paradosso.
Ma torniamo alle assunzioni e alle balle di Landini.
Prima del Job Act solo il 17 per cento delle assunzioni era a tempo indeterminato.
Col Job Act il rapporto si è invertito.
Per le ragioni sopra dette.
Landini con il referendum vuole reinvertire.
Così ritorna la paura di assumere.
Così o si produce più precariato o più disoccupazione.
Il precariato di Elly e Landini. E’ falso.
A fine 2024 abbiamo avuto più 486 mila persone a tempo indeterminato e meno 295 mila a tempo determinato. Dati istat.
Tempo determinato, da 12.4 per cento a 11 per cento.
Lavori partime, 16.7, media europea 17.2.
E non aumentano solo i posti di lavoro ma anche le ore lavorate.
Questi i dati reali messi in fila da Luciano Capone per il Foglio.
Sono i dati che riducono plasticamente in balle ciò che dice Landini.
Buon motivo per ignorarlo.
Non andando a votare un referendum che si regge sulle balle.
Vedete, da ragazzo io sventolavo nei cortei lo Statuto dei Lavoratori dei miei eroi: Brodolini, Giugni, Donat Cattin. Non votato dai comunisti.
Però, però, sull’art 18 così come passo’ al Senato nel voto finale con un emendamento del PCI c’era un vizio. Politico. Lo racconto’ anni dopo lo stesso Gino Giugni, il padre dello Statuto.
Io non lo volevo così, disse, anzi, non lo avevo scritto così.
Giugni aveva inserito una testo che riprendeva una norma voluta da Nenni nel 1957, di tutela dei sindacalisti nella fabbrica. Solo questo.
Poi divenne lo strumento di potere del sindacato e delle preture, che davano sempre ragione al sindacato, sui licenziamenti.
Producendo, per reazione, meno assunzioni.
Se volete tornare indietro con Landini andate pure a votare.