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Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.

Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.

Quando si recrimina a Prodi e Ciampi di aver accettato .....
. . . v'ha fregato anda e rianda con il no all'Europa .....
Dinno a Livorno : Con leuri e cianno assistemato
. . . gredigi🤔 con la vecchia lira ora una pizza .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Raccontino di Giancarlo Montin
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Lentamente, gradatamente
mi affiorano i ricordi.
La tua testimonianza,
mamma carissima,
e non la donna
cinica e prepotente
ormai assente
e così .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
di Umberto Mosso
SIONISMO, TRA STORIA E CRONACA.

12/5/2025 - 0:07

SIONISMO, TRA STORIA E CRONACA.
Dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme da parte dei romani, nel 70 d.c., inizia la diaspora degli ebrei i quali, tuttavia, non hanno mai abbandonato il territorio della Palestina.
Anche se in numero ridotto gli ebrei hanno continuato ad abitare la loro terra e a vivere in pace con le popolazioni arabe prima nomadi, poi stanziali.
Nel XIX secolo, con l’affermarsi del movimento sionista, si assiste ad un ritorno sempre più numeroso degli ebrei in Palestina.
Nel 1900 erano circa 50mila (arabi circa 450mila), all’inizio della I guerra mondiale (1914) erano circa 85mila (arabi circa 500mila), negli anni ’30 salgono a 175mila (arabi circa 1milione), anche a causa delle persecuzioni in Europa e arrivano a 650mila (arabi circa 1,2 milioni) dopo l’esodo seguito alla II guerra mondiale e al momento della fondazione dello Stato di Israele nel 1948.
Oggi sono circa 6,9milioni (arabi circa 5 milioni).
Dunque non è vero che gli ebrei hanno abbandonato la Palestina per ritornarvi in massa, dopo circa duemila anni, alla fine degli anni ’40 del secolo scorso.
Consistenti nuclei ebraici sono sempre esistiti in Palestina , per lo più in buoni rapporti con gli arabi che, in moltissimi casi, hanno venduto quote importanti delle loro proprietà agli ebrei.
Il Sionismo è un movimento nato alla fine del XIX secolo, principalmente grazie all'opera di Theodor Herzl, che vedeva nella creazione di uno Stato ebraico in Palestina la soluzione alle persecuzioni e alle discriminazioni che gli ebrei affrontavano in Europa e nel mondo. Il movimento si sviluppò come risposta al crescente antisemitismo nelle società europee.
L'obiettivo principale del sionismo era il ritorno degli ebrei alla loro terra storica, considerata il loro patrimonio spirituale e culturale, e la creazione di un focolare nazionale che garantisse sicurezza, autonomia e identità.
Il sionismo ha avuto diverse correnti e interpretazioni, alcune più religiose e altre più secolari, ma tutte condividono l'idea centrale di un legame storico e nazionale tra gli ebrei e la Terra di Israele.
Per questo motivo dirsi anti sionista equivale a negare l’esistenza di quel legame storico o, peggio, dichiararlo dissolto, seppellito sotto la polvere di una ultra millenaria crudeltà che certe “élite” occidentali non riservano a nessun’altra minoranza etnica, culturale o di genere.
Ma riguardando gli ebrei di questo non ci si fa scrupolo.
Per questo essere antisionisti equivale ad essere antisemiti. Razzisti. Peggio ancora se si fa professione di antirazzismo per altre minoranze.
Il sionismo può essere considerato una costola del mondo progressista. Per alcuni suoi aspetti della stessa famiglia socialista e democratica mondiale. Basti pensare al ruolo dei Kibbutz nell’economia comunitaria del giovane Stato di Israele e nella trasmissione della cultura non solo religiosa, ma dell’educazione laica alla cittadinanza. Non a caso l’Urss fu la prima grande potenza che nel 1948 riconobbe Israele.
Il quale ha sempre vissuto profonde divisioni interne tra progressisti e conservatori.
Divisioni che sono state sempre temporaneamente superate per fare fronte alle numerose guerre di aggressione che Israele è stato costretto a combattere da quando, nel 1948, gli stati arabi confinanti non riconobbero la risoluzione dell’ONU che dava legittimità alla costituzione in Palestina di due Stati, uno arabo e l’altro ebraico.
Purtroppo all’epoca i palestinesi non avevano una leadership autonoma e per loro decisero i governi arabi confinanti che, per lo più monarchie assolute o dittature, non tolleravano uno Stato democratico che in Medioriente fosse di “cattivo esempio” per le masse povere.
In questi ultimi trenta anni si sono fatti alcuni passi avanti, come i reciproci riconoscimenti e le paci separate con l’Egitto e la Giordania.
Ma anche molti passi in dietro sia per la recrudescenza terroristica delle frange jihadiste palestinesi (Hamas) e libanesi (Hezbollah) , sostenute dalla perfida dittatura iraniana, sia per la politica estremista della destra confessionale israeliana che, ad esempio dopo l’assassinio del leader laburista Rabin e il boicottaggio di ogni misura governativa che favorisse la politica dei “due popoli, due Stati” non sa uscire da una logica di guerra che vive all’infinito senza dare una prospettiva di pace al suo popolo.
Ma non bisogna confondere la politica di un governo, dalla quale sempre più ci si sente estranei, con la legittimità dell’esistenza di Israele e della sua sicurezza.
Così come qualunque richiesta di pace non può che essere preceduta, per essere credibile, da una condanna netta e una lotta contro il terrorismo di Hamas, che non ha niente a che vedere con la richiesta di libertà di un popolo strumentalizzato per 80 anni da vicini che se lo giocano nelle loro sfide di potenze regionali che vogliono diventare globali.
Ogni giorno che passa diventa insopportabile questo sfruttamento del popolo palestinese da parte di Hamas, e sempre più evidente la stupidità di chi, in occidente non si fa scrupolo di convergere su posizioni apertamente antisemite proprie delle formazioni nazifasciste.
Ogni giorno che passa l’azione del governo Netanyahu compromette e allontana, fino ad offuscarne la stessa prospettiva, la soluzione a “due stati”.
E' inutile che i nostri leader democratici continuino a citarla fintanto che il governo di Tel Aviv continuerà a combattere una guerra senza senso perché, per sua stessa ammissione, senza risultati significativi. Solo il 15% dei cunicoli distrutti dopo qualche decina di migliaia di morti è il segno di un fallimento, di una inutile strage. E ci sono ancora ostaggi da liberare!
Ma soprattutto di una ferita tra due popoli che, anche quando taceranno le armi, non si saprà come risanare.
Dunque, signore e signori, lasciate perdere il sionismo che non è il paravento giusto per nascondere il vostro antisemitismo latente.
Se siete contro l’esistenza di Israele ditelo chiaramente e preparatevi a difendere lo sterminio di altri 6 milioni di ebrei. E diteci anche chi lo farà.
D’altro canto c’è lo sterminio sottaciuto di 5 milioni di palestinesi. Anche in questo caso non credo che l’esercito israeliano possa o voglia farlo.
Dunque forse è il momento di togliere le due leadership d’imbarazzo e trovare il modo di far pronunciare i due popoli.
Non sono equidistante, so bene che l’esistenza di Israele è una garanzia di democrazia per ogni popolo mediorientale e una promessa di prosperità per tutti. E che, viceversa, terroristi e opportunisti islamici vanno sconfitti. Quelli si cancellati.
Dunque non sono equidistante, ma oggi c’è qualcosa di peggio dell’equidistanza sulla quale concentrarsi: lo stallo più sanguinoso del mondo contemporaneo, che non deve continuare.










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