Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
continuiamo la pubblicazione degli scritti che ci arrivano sulla maternità.
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L’avvocato del diavolo-Il putinismo di Conte è sempre più grottesco, e Schlein non può più dargli corda
Il capo dei Cinquestelle va ancora contromano rispetto all’Europa e anche a Trump sulla questione Ucraina, con un’altra dichiarazione imbarazzante per giustificare il capo del Cremlino. Il Pd, che vorrebbe guidare la sinistra e governare con lui, dovrebbe pretendere un minimo di decenza, almeno sui temi più importanti
«A parte che il negoziato lo fai anche se non in presenza, io adesso non so se Putin andrà o non andrà, se si è sentito convocato e non accetta, ovviamente, essendo vittorioso sul campo, la convocazione». Attenzione, non è Maria Zakharova né Dmitry Peskov. Non è nemmeno Michele Santoro, che in fondo è un privato cittadino e può dire quello che gli pare. È Giuseppe Conte, ex premier, una delle tre punte della coalizione di sinistra tinta di populismo, che persino nel momento in cui tutta l’Europa, tranne l’Ungheria, in vario modo spinge forte contro il dittatore del Cremlino non rinuncia a giustificare quest’ultimo che, in quanto «vittorioso sul campo» (ma dove?) «ovviamente» ha ragione a non recarsi a Istanbul. Ma che discorsi. Nemmeno Matteo Salvini.
Ora, la differenza tra i due è che Salvini è veramente putiniano nell’animo mentre Conte lo è soprattutto per convenienza – il che forse moralmente è pure peggio –, perché razzola nel lugubre campo del pacifismo russofilo, quello travagliesco-orsiniano, al solo fine di raccattare un po’ di voti.
Sia come sia, la domanda è sempre la stessa: una sinistra che si candida a governare pensa di sostituire Salvini con Conte? Come può una democratica come Elly Schlein evitare di fare i conti con questo problema? «Testardamente unitaria», si autodefinisce: dovrebbe invece essere testardamente esigente, pretendendo un minimo di convergenza su questo tema di primaria importanza.
Ma l’avvocato è un furbo. Predica la pace con la stesso impeto etico con cui sosteneva il reddito di cittadinanza: dove ci sono voti c’è lui. E il Nazareno, muto. Ha altro da fare, deve regolare i conti con il renzismo. A proposito, guardatelo Conte sui referendum di giugno: non c’è. E se c’è dorme. Totalmente inesistente in una campagna referendaria già moscia di suo. Persino sul quesito sulla cittadinanza, che è il meno divisivo, non è il massimo della persuasività: «Voterò sì al quesito sulla cittadinanza anche se temo che il Paese non sia pronto a questo dimezzamento e che la battaglia per migliorare e modificare l’ottenimento della cittadinanza sarà buttata via».
Sarà contento il povero Riccardo Magi, che dopo essere riuscito ad attaccare il suo vagone al treno landiniano, è costretto a inventarsele tutte per attirare l’attenzione (ieri a Montecitorio è apparso con un lenzuolo da fantasma facendosi espellere dall’aula).
Oddio, ieri alla Camera anche l’ex avvocato del popolo la sua scena l’ha fatta quando ha chiesto ai deputati di alzarsi in piedi per Gaza rimbrottando Giorgia Meloni con tono teatrale e un pochino inquietante: «Non si alza, presidente Meloni?». Colpi d’aula. Ormai i question time con la premier stanno diventando una farsa. Ma tornando ai referendum, è chiaro che il furbastro avvocato non ha la minima intenzione di mettere la faccia su una probabilissima disfatta che cadrà in testa, peraltro giustamente, a Maurizio Landini e Elly Schlein: lui era altrove. A solidarizzare con Vladimir Putin.
E la cosa assurda è che nessuno degli statisti del Partito democratico gli dice niente.