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Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.

Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.

Pensieri, dubbi e parole di Falcone: “Non ho paura .....
Trump e Pepe Mujica, due mondi capovolti: il giorno .....
C'è del vero in ciò che scrivi, ne convengo. Però .....
Lo Statuto dei lavoratori ( legge 300) fu approvato .....
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Ultima pubblicazione degli scritti che sono arrivati sulla maternità.

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continuiamo la pubblicazione degli scritti che ci arrivano sulla maternità.

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Raccontino di Giancarlo Montin
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Lentamente, gradatamente
mi affiorano i ricordi.
La tua testimonianza,
mamma carissima,
e non la donna
cinica e prepotente
ormai assente
e così .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
di Umberto Mosso
BASTA!

18/5/2025 - 13:27

BASTA!

 

Chi ha sempre considerato fratelli gli ebrei e ha sostenuto la sovranità ebraica su una parte della Palestina come un requisito indispensabile per preservare la storia, la religione, la cultura e le tradizioni di una componente fondamentale dell’umanità, non può che essere costernato difronte al protrarsi dell’intervento del governo Netanyahu a Gaza.

In primo luogo per l’orrore che si prova difronte allo spettacolo dell’estrema sofferenza umana inflitta a migliaia e migliaia di civili, in specie bambini, donne, anziani. Intollerabile qualunque ne sia la motivazione.A ciò si somma una meditata convinzione politica che una reazione così massiccia e sommaria all’orrenda strage terroristica di Hamas del 7 ottobre ’22, da un lato non sia servita e non servirà ad estirpare definitivamente Hamas da Gaza, dall’altro abbia, invece, autodistrutto gran parte della solidarietà mondiale verso lo Stato di Israele e, soprattutto, le residue possibilità, politiche e fisiche, di realizzare una pace basata sull'istituzione dei due Stati. Nel giro di pochi mesi due soggetti così differenti e imparagonabili sotto ogni punto di vista, come uno Stato democratico e una banda di terroristi criminali al soldo di uno stato straniero, hanno involontariamente fatto coincidere le decisioni di condurre una guerra senza sbocco.

Hamas nella speranza, vana, di incendiare il Medioriente trascinando la maggior parte dei paesi arabi dell’area in una guerra santa per la realizzazione del Califfato; la destra ultraortodossa israeliana per concretizzare il sogno folle del Grande Israele, dal fiume al mare, espellendo dal territorio tutti i palestinesi; infine Netanyahu, per conservare il potere, vacillante prima del 7 ottobre e reso impossibile da avvicendare nel corso di una guerra così ultimativa. Questa condizione, che vede condividere da tutti i soggetti in campo - pur se con obbiettivi diversi - lo stesso destino di una guerra infinita e senza sbocco, si chiama eterogenesi dei fini. In molti abbiamo sostenuto la legittimità di Israele a difendersi da chi vuole cancellarlo. E lo facciamo ancora con la massima convinzione.

Che Hamas vada combattuta e sia estirpata definitivamente dalla Palestina e dal mondo è un punto irrinunciabile. Farebbero bene certi pacifisti filopalestinesi, una contraddizione in termini, a non confondere l’azione di quei criminali col diritto dei popoli a vivere liberi. Hamas non combatte per la libertà dei Palestinesi, ma per affermare la sua dittatura sanguinaria su di loro. Al tempo stesso chi ha amato da sempre Israele e il popolo ebraico non può confondere un governo estremista e violento, fortemente condizionato da pessimi figuri come Itamar Ben Gvir, oggi ministro della sicurezza interna, che ha sostenuto l’assassinio di Yitzhak Rabin, o come Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze, che hanno dichiarate ambizioni terroristiche e di sterminio dei palestinesi presenti non solo a Gaza, ma anche in Cisgiordania e in tutto il più vasto territorio che indicano sia quello del Grande Israele. Si tratta di una posizione di destra ultraortodossa, fortemente nazionalista e razzista, che non ha niente a che vedere col Sionismo delle origini di Israele e che non da alcuno sbocco pacifico allo stesso popolo israeliano al quale promette solo guerra all’infinito e sangue. Noi occidentali, proprio perché amici di Israele, dobbiamo avere il coraggio di dire che quella eterogenesi dei fini vanifica ogni sforzo per la pace. Smetterla di accusare di equidistanza chi critica il governo Netanyahu che ha contribuito, come ha fatto Hamas, a vanificare – forse irreparabilmente – la soluzione a due Stati. Non uso termini inappropriati, come occupazione, apartaid, genocidio, pulizia etnica, che non servono a restituire la verità, ma solo a rinfocolare polemiche sterili e strumentali, che non hanno il fine della ricerca di una pace giusta, ma solo quello di esercitare una vendetta verbale, sterile, che chiama altra violenza. Chi le usa ha rinunciato alla lotta per la pace in Palestina e incoraggia solo l'odio reciproco che riproduce violenza all'infinito.

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