Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
Ultima pubblicazione degli scritti che sono arrivati sulla maternità.
continuiamo la pubblicazione degli scritti che ci arrivano sulla maternità.
C’è bisogno di uno scudo democratico?
di Stefano Ceccanti
Intervento al Convegno promosso dal senatore Lombardo, 26 maggio 2025
L’iniziativa dei senatori Lombardo e Calenda è meritoria perché ci obbliga a ragionare, nel nuovo contesto di aggressività delle autocrazie, sul problema della genuinità delle campagne elettorali legate ad influenze esterne anomale.
Ovviamente ci si può porre una domanda preventiva sul SE introdurre in Italia una procedura di questo tipo. Si può infatti ritenere che la nostra sia una democrazia sufficientemente consolidata, tale da non doverla prevedere e da agire solo su un piano preventivo, mentre rimedi di questo tipo siano più adatti a democrazie ancora incerte nella loro stabilizzazione.
In fondo anche la Germania aveva interpretato in maniera rigida l’articolo 21 sulla proibizione dei partiti antisistema negli anni ’50, ma poi, col consolidamento democratico, è stata molto più prudente e ha riformato lo stesso articolo 21 prevedendo una tipologia intermedia di partiti non da vietare, ma a cui togliere il finanziamento pubblico.
Non darei quindi per scontato che in Italia si debba procedere in questo senso, a differenza di altri Paesi come la Romania su cui trovo che le esigenze fossero invece più che fondate e le critiche immotivate, frutto di una visione un po’ naif di democrazie che dovrebbero rinunciare a priori a difendersi, non segnalando i pericoli all’opinione pubblica, che poi alla fine è comunque chiamata a decidere.
Qualora però si ritenesse di dover risolvere il dubbio sul SE in termini positivi anche per l’Italia (ma io non sarei di questo avviso), allora merita ragionare comunque sul COME.
Mi soffermo sulla proposta costituzionale e su due questioni di fondo che non mi sembrano condivisibili.
La prima è che l’iniziativa è rimessa al Governo perché l’ipotesi sottesa è quella secondo cui i beneficiari delle irregolarità sarebbero degli outsider, ma noi non possiamo escludere a priori che esse intendano puntellare l’esecutivo in carica. Di conseguenza dobbiamo anche prevedere un’ipotesi ulteriore in cui la procedura sia azionabile anche da forze non al Governo, da tutti i soggetti che si siano presentati alle elezioni.
La seconda, collegata alla prima, è chi debba prendere una decisione così delicata ed estrema come l’annullamento delle elezioni. La scelta di rimettere la decisione al Parlamento in seduta comune a maggioranza qualificata di due terzi, comprensiva della maggioranza, ma estesa anche ad altre forze, non considera appunto il caso che sia la maggioranza uscente la beneficiaria delle azioni illegali o anche una minoranza significativa nel Parlamento uscente che potrebbe opporsi al ricorso. Per quanto, pertanto, appaia ad alcuni, anche sulla base della tradizione italiana, non ragionevole che un organo non elettivo possa decidere sulla regolarità delle elezioni, a mio avviso questa competenza, per le ragioni suddette, vada precisamente imputata alla Corte costituzionale. Del resto non è che la Romania si sia inventata questa scelta dal nulla, ma ha ripreso il modello francese.
Peraltro decide solo sull’annullamento, ma prima o poi (più prima che poi) il giudizio torna comunque agli elettori.
Stefano Ceccanti
Vicepresidente di Libertà Eguale e Professore di diritto costituzionale comparato all’Università La Sapienza di Roma. È stato Senatore (dal 2008 al 2013) e poi Deputato (dal 2018 al 2022) del Partito Democratico. Già presidente nazionale della Fuci, si è occupato di forme di governo e libertà religiosa. Tra i suoi ultimi libri: “La transizione è (quasi) finita. Come risolvere nel 2016 i problemi aperti 70 anni prima” (2016). È il curatore del volume di John Courtney Murray, “Noi crediamo in queste verità. Riflessioni sul ‘principio americano'” , Morcelliana 2021.