none_o

Manca un mese alla scadenza del concorso internazionale “Equilibri”, promosso da MdS Editore con il sostegno del Parco Naturale Migliarino San Rossore Massaciuccoli, di Unicoop Firenze e dell’Associazione Culturale La Voce del Serchio, in un progetto che unisce cultura, territorio e riflessione sociale.
C’è tempo fino al 10 luglio 2025 per partecipare alla seconda edizione del concorso artistico e letterario Equilibri, promosso da MdS Editore, realtà indipendente da sempre attenta alla valorizzazione dei nuovi linguaggi espressivi.

Perché è prevista la sua partecipazione alla manifestazione .....
. . . a dare di balta alla svelta il passo è breve. .....
Possibile che nessuna istituzione Italiana, presidente .....
Notiziola di prima mattina : ai nostri guerrafondai .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
Visti da vicino...
di Valdo Mori
none_a
Arriva piano piano
Si annuncia da lontano
Brontola il cielo
mentre scaccia il sereno
Nuvole arruffate
grigie biancastre
galoppano sostano
si abbracciano
si .....
Buongiorno,
guardiamo se scrivendo qualcosa anche qui, oltre che averlo fatto su PisaToday, qualcosa si possa muovere.

Alla c. a Resp. Servizio .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
•Donne e cibo: tra nutrimento, desiderio e tormento

4/6/2025 - 17:39


Donne e cibo... sostentamento? Piacere? Senso di colpa?
Un tema che ci sta a cuore, un universo tutto da scoprire. La Redazione di Spazio Donna, sensibilizata dallo scritto inviatoci da Paola Magli, vi invita a esplorare insieme questo legame profondo, a raccontare le vostre esperienze e a condividere le vostre riflessioni.

Cosa bolle in pentola? Scrivete, siamo curiose di leggervi!

 È tempo di pensieri verso la bella stagione, il desiderio di sole, di mare, di un corpo che si scopre, che si libera dagli abiti pesanti dell'inverno. Un corpo che vorremmo sentire più leggero, più in forma, quasi come se solo così potessimo sentirci “a posto”.

È inevitabile, per molte di noi, riflettere sul rapporto conflittuale che abbiamo con il cibo, sul piacere di nutrirci come vorremmo davvero. E ancora una volta, il pensiero corre a come siamo state educate, come donne, rispetto al mangiare.Ad esempio, mia nonna e mia madre servivano prima tutti gli altri – gli uomini, i bambini – porzioni generose, con le parti migliori. A noi bambine arrivava qualcosa di più piccolo, più semplice. Mia madre mangiava per penultima, mia nonna spesso solo ciò che restava, in piedi, quasi in silenzio.Anche durante le feste, le donne erano le cameriere: tra una portata e l’altra, mentre gli altri stavano seduti a chiacchierare, loro correvano tra i piatti. Se avanzava qualcosa, forse riuscivano a mangiare; altrimenti, rubavano qualche boccone qua e là.

Questa rinuncia, questa invisibilità femminile a tavola, ha radici profonde. Per secoli alle donne è stato negato il diritto al piacere di mangiare, e ancora oggi ne portiamo le tracce nei disturbi alimentari, nei sensi di colpa, nella fame trattenuta, nella paura di desiderare. L’anoressia, la bulimia, l’ossessione per la magrezza estrema non sono solo patologie personali: sono anche espressioni culturali di un sistema che ci ha insegnato a temere il nutrimento e a vederci sempre “troppo”.

E così, la parità a tavola – faticosamente conquistata – è ancora fragile. Sotto la pressione di modelli estetici rigidi, continuiamo a doverci giustificare se abbiamo appetito, se mangiamo con gusto, se non vogliamo sentirci in colpa dopo un pasto.

Oggi, però, qualcosa sta cambiando. Siamo più consapevoli. Stiamo iniziando a interrogarci su questi condizionamenti. Leggiamo, ci confrontiamo, mettiamo in discussione l’idea che il cibo sia qualcosa da meritare, da controllare, da temere.

Tra i libri che aiutano a riflettere, "Fame. Storia del mio corpo" di Roxane Gay è una testimonianza potente su corpo, peso e trauma.

Oppure "Il corpo delle donne" di Lorella Zanardo, che invita a smascherare la rappresentazione distorta del corpo femminile nei media. E ancora, "Corpi che contano" di Judith Butler, che ci fa riflettere su chi stabilisce cosa vale e cosa no, anche nel nostro modo di abitare il corpo.

Forse, è tempo di educarci – e ri-educarci – al piacere del nutrimento, al gesto quotidiano del prenderci cura di noi stesse anche a tavola. Non come un atto di trasgressione, ma come un atto di libertà.

 

Paola Magli



+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

9/6/2025 - 14:21

AUTORE:
AUTRICE Anna

nello scritto di Gianna!!!
Siamo arrivati davvero alla frutta non c'è più educazione alimentare i grandi che hanno sofferto la fame se la sono dimenticata e comprano di tutto specie le novità e riempiono carrelli di cibo spazzatura, grazie alla pubblicità che ci riempie la testa, e solo per paura di ritornare a morire di fame. Altri grandi solo per il piacere di mangiare fuori, dopo lunghi anni chiusi in casa per via del Covid e anche spesso il cibo viene lasciato nel piatto, tanto era pagato. A scuola le maestre si fanno in quattro per insegnare a non sciupare il cibo e a mangiare tutto sin dalle scuole materne che elementari ma una volta finite le primarie i bambini ormai ragazzi dimenticano i buoni consigli con le prime paghette e gli amici e presto finiscono con ingrassare troppo e i medici li mettono a dieta. con l adolescenza poi cominciano i problemi di adattamento a questa brutta società che oltre al troppo benessere solo per pochi perchè il nostro paese è pieno di gente povera che vive in miseria e viene sfamata grazie alle mense sociali e cattoliche che aiuta. Io ricordo ancora la merenda di pane con frittata che mi faceva mia mamma a scuola, o pane e olio che faccio ancora e nel piatto non si lascia il cibo perchè i bambini africani muoiono di fame. Ora invece quelli di Gaza li facciamo morire di fame e non facciamo nulla, è davvero una vergogna!!!

7/6/2025 - 6:52

AUTORE:
AUTRICE Gianna

Il cibo è diventato una delle maniè più maniacali del nostro tempo, direi che si fa concorrenza con i social. Ovunque si vendono cibarie, ovunque si comprano anche per il solo gusto di assaggiare, così per acquistare un qualsiasi prodotto industriale ci vuole la laurea!
Carrellate borsate sportate piene zeppe d'ogni "bendidio", che poi regolarmente si deterioranno e finiranno come scarti e rifiuti: uno schiaffo alla fame, quella vera e pungente.
Anche nelle pizzerie e nei ristoranti mi capita, per quel poco che frequento, di veder tornare indietro piattate di cibo "spilucchiato" e "sbrodolato" come avrebbe detto la mia mamma, un atteggiamento vergognoso che mi mette a disagio perche' lo trovo inaccetabile dal punto di vista morale. Produrre cibo ha un costo elevatissimo in termini di ecosostenibilità ambientale e di risorse umane, lavoro anche malpagato e faticoso che meriterebbe molto più rispetto!