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Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.

Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.

. . . per ora non si rigira nella tomba, ma potrebbe .....
. . . . . . . . . . farebbe bene a smettela di fà .....
Vorrei ringraziare i ragazzi dell ufficio informatica .....
Pensieri, dubbi e parole di Falcone: “Non ho paura .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com

Pubblichiamo uno per volta gli articoli che ci avete mandato sul tema "donne e cibo"

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Visti da vicino...
di Valdo Mori
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Palestina-Gaza
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Le Frasi
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Raccontino di Giancarlo Montin
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Con chi è prodigo l'amore
con la gioia o col dolore?
Ah poterlo misurare!
Oh poterlo soppesare!
Sono certa che fa il pieno
di dolore.
E di gioia? .....
Buongiorno,
guardiamo se scrivendo qualcosa anche qui, oltre che averlo fatto su PisaToday, qualcosa si possa muovere.

Alla c. a Resp. Servizio .....
Intervista di Alfonso Raimo per huff post a Elisabetta Gualmini (Pd)
"Ci siamo fatti male da soli"

9/6/2025 - 23:44

Elisabetta Gualmini (Pd): "Ci siamo fatti male da soli"
di Alfonso Raimo per huff post

L'europarlamentare a Huffpost: “Il nostro partito si è impegnato in modo totalizzante in un referendum antistorico e autolesionista. È legittimo che Schlein sposti il Pd a sinistra, ma non azzeri una stagione riformista. Un errore clamoroso promettere lo sfratto a Meloni”
09 Giugno 2025 Aggiornato alle 18:37


"Una battaglia antistorica, che sposta il Pd a sinistra ma lo allontana dal governo del Paese". L’europarlamentare del Pd Elisabetta Gualmini non nasconde la delusione per il modo in cui il Pd ha impostato la battaglia referendaria. Quando mancano ancora diecimila sezioni al completamento dello scrutinio, l’affluenza si muove sul confine del 30 per cento. Un dato oggettivamente al di sotto delle aspettative. "Pur con questa cautela, e in attesa anche del dato sui votanti all’estero che di solito abbassa la media – spiega Gualmini all’Huffpost – è evidente che la partecipazione è stata molto deludente. Ma quello che mi ha sconcertato è che il Pd abbia impegnato in maniera totalizzante tutto il partito, dai circoli ai segretari, ai dirigenti, tutto l’apparato del partito si è mosso su una battaglia antistorica, addirittura paradossalmente condotta contro una legge che era stata votata dallo stesso partito, cioè da gran parte di quelli che oggi si sono schierati per il sì, e a favore di quesiti che hanno poco a che vedere con le problematiche attuali del mercato del lavoro".
C’è una responsabilità chiara del gruppo dirigente?

Mi ha molto stupito ascoltare le dichiarazioni della leader nazionale e di altri dirigenti che dicevano, alla lettera, che bisognava “correggere gli errori compiuti dal vecchio Pd”. Questo significa una completa torsione della linea politica, cosa che avrebbe meritato qualche riflessione in più. Io, per esempio, ho scelto di fare politica proprio in nome delle idee di quel “vecchio Pd”, plurale e riformista.

Ho intravisto il tentativo di azzerare una stagione politica e per di più avendo sposato – in una rinnovata cinghia di trasmissione – la battaglia di un solo sindacato. In questo modo si è contribuito largamente a rompere l’unità sindacale, e soprattutto si rinuncia all’autonomia dei partiti rispetto ai sindacati, tutti i sindacati. Se il Pd vuole essere il partito del lavoro va benissimo; ma lo si fa in autonomia non rincorrendo il sindacato.
Oggi il Pd si muove a rimorchio del sindacato di Maurizio Landini?
Sia chiaro: Io ho molto rispetto della Cgil. Nella scorsa legislatura ho condiviso con loro la battaglia molto importante sui diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali, algoritmi nel mercato del lavoro. Ma quella era una battaglia del presente, anzi del futuro. Non capisco cosa possano c’entrare, invece, i quesiti della Cgil con le tematiche attuali del mondo del lavoro. Faccio un esempio, perché voglio essere concreta: l’Italia è un paese di piccole e piccolissime imprese. Per il 90 per cento abbiamo imprese ‘nane’ e noi come possiamo dire che togliamo il limite all’indennizzo e lo mettiamo ad infinitum?

Può essere una cosa positiva per il lavoratore ma può anche bloccare le assunzioni, oltre che aumentare il contenzioso, perché diventa più difficile per l’imprenditore ingrandire la dimensione aziendale. Ecco, mi pare che i quesiti riflettano un sospetto evidente nei confronti dell’imprenditore, una visione ottocentesca del lavoro per cui è l'imprenditore è cattivo, e quindi va punito. Che è il “padrone”, come si diceva un tempo. Ma io, a onore del vero, devo ancora incontrare un imprenditore che non vede l’ora di licenziare i suoi lavoratori. E se c’è un problema che oggi le imprese affrontano è la difficoltà a reperire manodopera nel nostro contesto.
Ci sono altri quesiti che riflettono questa concezione?
Quello sul subappalto, per esempio. Mi chiedo che senso ha andare a togliere l’unica e specifica fattispecie su cui l’impresa appaltatrice non ha responsabilità, essendo la responsabilità solidale già prevista dal testo unico sulla sicurezza?

Questo quesito ha risentito poi di un problema che hanno tutti i referendum abrogativi e cioè che devi fare taglia e cuci di norme che creano tecnicismi molto spesso difficilmente comprensibili agli elettori. Io ho sentito dire che il quesito sul subappalto voleva dire se eri a favore e contro i morti sul lavoro. Cioè semplificazioni incredibili. Quesiti tecnici rischiano di essere molto politicizzati e in realtà lo sono stati. Ma così si svilisce lo strumento stesso del referendum. Sui contratti a termine, poi, i dati non tornano; sono molto minori che in Spagna e in Francia, e si sono ridotti negli ultimi anni. Mettere la causale, aumentare il lavoro dei giudici e rendere ancora più rigido il mercato del lavoro è la soluzione alla precarietà? Mi permetto di dubitarne.
Cosa l’ha convinta invece di questa tornata referendaria?
Un dato positivo è stata l’affluenza dei fuori sede, dei giovani in generale, in particolare sul quesito della cittadinanza, in alcune regioni, ad esempio in Emilia-Romagna. Pur nella sconfitta, è un dato che rinfranca.
I dati sull’astensione segnalano che è stata più alta al sud, dove il M5s ha maggiore radicamento. Il partito di Giuseppe Conte non ha remato con altrettanta convinzione…
Leggeremo i dati definitivi, ma c’è stata sicuramente una minore mobilitazione da parte dell’elettorato Cinque stelle, mentre il Pd, a cominciare dalla segretaria nazionale, ha prodotto uno sforzo notevole. La stessa Schlein è stata molto più impegnata di Conte, che peraltro ha lasciato libertà di voto sulla cittadinanza. Due sforzi organizzativi completamente diversi.
Che messaggio arriva a Elly Schlein da questo referendum? Forse che se sposta troppo il Pd a sinistra, lascia per strada il partito più riformista e moderato?
Schlein persegue una linea molto chiara e legittima che è quella su cui lei ha vinto le primarie. Intendiamoci, è legittimo che lei sposti il Pd sulla sinistra radicale e che stia cercando una coalizione identitaria con Conte, Fratoianni e Bonelli. Ha tutto il diritto di farlo. Il punto è se con questa linea politica noi siamo in grado di andare al governo. Una sinistra di governo non sposa battaglie contro la storia, non guarda con sospetto imprenditori e piccole imprese. Il Pd deve recuperare il pluralismo interno, che è la ricchezza dei grandi partiti. Se la visione politica è quella di azzerare la stagione riformista del passato, mi pare che non ci siamo.
Ma questo cosa significa, che la componente riformista chiede il congresso?
No. La segretaria è super legittimata e non abbiamo bisogno dell’ennesimo Congresso. Bisogna discutere della linea politica, ammettere le sconfitte e non fare contorsioni sugli esiti, e discutere negli organismi che ci sono. 
Il centrodestra dice: “Le opposizioni hanno impostato un referendum sul governo. Ora il governo è più saldo”. Non avete la sensazione di aver fatto un regalo a Meloni?

Come ho detto, è stato un referendum molto politicizzato. Un errore clamoroso aver promesso lo sfratto a Meloni che ora può dire sono più solida che mai.

Più che un regalo a Meloni ci siamo fatti un po' male da soli.  

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10/6/2025 - 0:32

AUTORE:
Pina Picierno

Una sconfitta profonda, seria, evitabile. Purtroppo un regalo enorme a Giorgia Meloni e alle destre.
Fuori dalla nostra bolla c’è un Paese che vuole futuro e non rese di conti sul passato.
Ora maturità, serietà e ascolto, evitando acrobazie assolutorie sui numeri.