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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
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CAROSELLO

24/10/2010 - 9:20

CAROSELLO

 

"Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente"

(Indro Montanelli).

"Un paese ci vuole….Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti"

(Cesare Pavese)

 

Queste due frasi, insieme, rendono con estrema efficacia l’importanza del rapporto che ognuno di ha con la terra in cui è nato, in cui si è formato diventando adulto, e il valore della conoscenza e del rispetto del passato.

Un passato storico come quello che si legge nel libri scolastici oppure anche quello più minuto, ma forse proprio per questo più importante, della storia della propria famiglia, del proprio paese, della propria comunità.

In questo mondo globale e globalizzato quello con la propria storia e col proprio ambiente è un rapporto che sta diventando sempre più fragile, sempre più labile. I nostri giovani vivono sempre meno in rapporto con l’ambiente che li circonda preferendo spesso mondi virtuali (più roboanti e straordinari ma molto, molto meno impegnativi) e spesso ignorando e disinteressandosi completamente anche del passato dei loro genitori, dei loro nonni, della storia del paese in cui vivono.

 

Tipico delle grandi città fortemente disumanizzanti è un fenomeno che sta dilagando anche nei centri più piccoli e sta aggredendo anche i paesi, quelle piccole comunità che stanno a fatica resistendo per non diventare progressivamente una semplice periferia urbana.

Ho già espresso più volte le mie riserve sulla famosa "Città di 200.000 abitanti" perché ritengo il progetto assai lontano dal mio modo di intendere la qualità della vita e non mi entusiasma l’idea di barattare un pulman di città con la perdità della identità del mio paese.

Ritengo infatti che sia proprio questa perdita di identità, questo smarrimento del rapporto con l’ambiente e con gli altri responsabile, almeno in parte, del cattivo comportamento di molti nostri giovani con episodi sempre più frequenti di maleducazione, vandalismo, mancanza di rispetto delle cose e delle persone, prepotenze.

 

C’è però fortunatamente ancora, nei nostri paesi, chi si impegna e lotta contro questo fenomeno che io non ho difficoltà a definire degrado culturale e sociale. Chi spende molte delle proprie energie (e del proprio tempo libero) non tanto per se stesso o per guadagno o interesse personale ma solo per difendere questa identità, per recuperare questi valori, per difendere e mantenere viva la storia di un territorio.

Come si potrebbe infatti interpretare diversamente l’episodio recente di un nostro bravo e solerte redattore che di sua volontà (e di sua tasca) è andato fino a Roma per recuperare antichi filmati girati alla famosa Quercia del Cinto, il grande albero che ultimamente sembra soffrire di qualche malanno?

 

Ha scritto alla direttrice del museo Peroni e si è recato personalmente, ben accolto tanto che i due continuano a scambiarsi mail, a ritirare filmati storici in cui un gagliardo Francesco Mulè, stanco della vita caotica della città (figurarsi, siamo alla fine degli anni 60!) si ritirava a vivere in solitudine in un bosco allietato solo dalla presenza di una bellissima "bionda".

Per coloro a cui è sfuggito il servizio riporto qui la parte interessante riguardante il Museo.

"Nella capitale vi è il Museo Birra Peroni, nato nel 2001 con l’obiettivo di recuperare la memoria storica aziendale e di documentare gli aspetti produttivi, commerciali e di costume che hanno sancito il successo internazionale del marchio Peroni sin dalla fine dell’Ottocento. Ospitato all’interno dello stabilimento romano, il Museo ricostruisce la storia dell’azienda dal 1846 ad oggi, con il supporto delle carte e delle immagini d’archivio.

 

L’Archivio Storico Birra Peroni, dichiarato di notevole interesse storico dalla Soprintendenza Archivistica per il Lazio nel 1996, persegue gli obiettivi della conservazione e della valorizzazione della memoria storica, supportando l'identità della Società, incentrata sui valori della tradizione, della fedeltà, dell'affidabilità dell'azienda e dei suoi marchi.

Il Museo si articola in tre sezioni: attraverso oggetti, arredi d’ufficio, materiali di confezionamento e promozionali,  filmati d’epoca, fotografie, utensili, mezzi di trasporto, manifesti e antichi macchinari, il percorso espositivo permette di ricostruire le tappe salienti del processo produttivo e della comunicazione pubblicitaria Peroni. Questa è affidata alle immagini, che dalle prime campagne pubblicitarie degli anni Venti del Novecento approdano alla "Bionda" Peroni degli anni Sessanta, icona della storia aziendale ed italiana.


L'Archivio ospita circa. 200 m. lineari di fascicoli registri, 10.000 scatti fotografici, oggettistica, packaging e materiale pubblicitario.

Il Museo organizza visite guidate e percorsi didattici alla scoperta del gusto e della storia Peroni. Funziona come centro di ricerca per studiosi e studenti del settore. Collabora con università del territorio per individuare nuovi filoni di approfondimento e far emergere i molti volti della storia d’impresa. 

 

In questo meraviglioso mondo di "bionde Peroni" spicca una altrettanto meravigliosa "bruna Peroni", come la chiamò in un articolo su Mente Locale, giornale on line di cultura e tempo libero, la giornalista e critico d’arte, curatrice e consulente museale Linda Kaiser.

E' infatti bruna, carina, gentile, efficiente e di una comunicabilità straordinaria Colei che è la curatrice dell'Archivio Storico Birra Peroni  e che ha contribuito a  creare il Museo Birra Peroni: la dott.ssa  Daniela Brignone.

 Di Daniela Brignone sono: Birra Peroni 1846-1996. Centocinquant’anni di birra nella vita italiana, Electa, Milano 1995 e  Archivio della Società Birra Peroni. Inventario, (a cura di), Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per gli Archivi, Roma 2001 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato, Strumenti CXLVII).

 Nessun altro meglio di lei poteva soddisfare i miei desideri e infatti nel suo ufficio ho potuto rivedere i vecchi "Caroselli" della Birra Peroni e in special modo quello per il quale avevo fatto un viaggio nella capitale e che poi, con grande meraviglia, ho verificato che aveva molte variazioni, addirittura nove.

Qui appaiono, come la famosa ciliegina, le parole che Mulè (negli spot è il rag. Mario Bianchi) dice volteggiando sulla liana, e che sono una " pura goduria" per noi migliarinesi:

"ho lasciata la civiltà che mi ossessionava per venire a vivere in questo paese meraviglioso, terra solitaria con un’aria purissima, cibi squisiti e una immensa pace"

 

L'Azienda Birra Peroni è stata molto sensibile al tema della salvaguardia di questo monumento vegetale, attore in secondo piano, ma importante, dei suoi caroselli e che accoglieva fra le sue grandi fronde il capanno di una specie di eremita che viveva con lo scimpanzé Tano rinnegando il consumismo ma rincorrendo una bella giovane che impersonava la Birra.

La foto che ho ripreso da un grandissimo album, dopo alcune pagine di immagini di film Birra Peroni, quella che vi mostro,  ha scritto in basso: "Trasferimento a Migliarino" ed in alto l’anno 1970.

 

Nel mio e nel nostro archivio fotografico di visitatori della Tenuta Salviati ed in particolare alla Quercia del Cinto, vi sono bambini che abbracciano l’enorme tronco, gitanti di ogni età, scolaresche intere, suore, sindaci e personalità (l’ultima foto è con Domenico Finiguerra sindaco di Cassinetta di Lugagnano e dell’architetto paesaggista Paolo Baldeschi dell’Università di Firenze) e poi visitatori stranieri ospiti della famiglia Salviati e un mondo intero di personaggi.

 

Manca ora quella con Daniela Brignone che tutti coloro che hanno a cuore la sorte della Quercia vorranno vedere sotto l’albero che lei già conosceva per "lavoro", ma che ora, sono sicuro, vorrà salutare di persona."

http://www.lavocedelserchio.it/vediarticolo.php?id=7983&page=0&t_a=carosello

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