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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
FINALMENTE DOMENICA!
di Ovidio Della Croce
Finalmente domenica si sveglia la città più dolcemente

31/10/2010 - 6:59

Finalmente domenica si sveglia la città più dolcemente

 

Finalmente domenica si sveglia la città più dolcemente. "Buongiorno principessa!" Un risveglio dal sapore agro e dolce.

I miei piedi spingono e mi fanno salire verso di te. Quando ti sono vicino ti sfioro con una mano e, tac, ti colgo… oliva mia, verde, nera, violacea. Sono sull’ulivo nodoso del mio giardino e la raccolta promette bene (se il tempo regge).

 

Il Mc Donald’s di Pisa, Lucca e Torino è lo stesso che a Berlino o Pechino, ma l’olio del mio giardino… Mi viene appetito e già fantastico il sapore semplice delle bruschette, quando il vecchio melograno che spunta accanto mi porge una melagrana giallo-rossastra piena di semi. Che bello: un albero tipicamente mediterraneo accanto a uno di origine iraniana. È la manifestazione lampante che in cucina e dunque a tavola non bisogna alzare barriere. Un’alimentazione mescolata fa bene al palato come una cultura meticcia fa bene alla mente.

 

Questa estate, grazie al prof. Marianelli, sono stato all’isola di San Pietro, detta anche Carloforte, e ho conosciuto questo popolo meticcio e originale proveniente da Genova, vissuto in Nordafrica e ristabilitosi in Sardegna. Bella l’isola, la gente, la lingua e buona la cucina peglina. L’altro giorno ero a pranzo al "Lampadiere", un Circolo Arci dentro le mura lucchesi, e dopo la rusticità di un piatto di farro ecco un cavolo austero ingentilito con pinoli e uvetta (detta anche uva sultanina). La melograna è un toccasana per la salute e una specie di parmigiano i cui semi sono da cospargere su diversi piatti come un risotto. Per la festa di Ognissanti non c’è di meglio che la cara vecchia zucca, ortaggio usato in mille ricette di molte culture. Mia madre è solita esaltare il risotto di zucca con un po’ di zafferano, che non si coltiva propriamente lungo il fosso. Contrapporre zuppa risotto polenta e cous cous fa passare l’appetito.

 

Slow food, Terra Madre e Libera terra hanno ricordato al "Salone del gusto" di Torino Angelo Vassallo (sindaco ambientalista di Pollica ucciso dalla camorra) e la passione che ci ha lasciato in eredità: il gusto dei piatti regionali, l’affetto per la propria terra uniti alla capacità di aprirsi al mondo. I prodotti tipici e la biodiversità agricola, gastronomica e culturale possono essere un utile contributo a una nuova e migliore unità d’Italia, dato che nell’ultimo rapporto Caritas i migranti regolari sono quasi 5 milioni e "rendono al sistema pubblico più di quanto assorbono in servizi e assistenza".

 

Post scriptum.

Ho deciso di regalare un libro a chi indovina per primo da quale canzoncina sono tratti tre righi dei primi tre "Finalmente domenica!" pubblicati (un rigo in ogni testo).

 

Ovidio Della Croce

 

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3/11/2010 - 19:31

AUTORE:
ovidio

a Umberto: ho letto 10 volte il tuo messaggio umano molto umano, spero di aver imparato qualcosa:

a Sandro: sono contento che quando abbiamo pranzato insieme non abbiamo mai mangiato i bastoncini findus:

a sabrina: cresce eccome la mia voglia di bruschetta con l'olio novo:

al migliarinese: grazie per esserti intromesso:

a Antonietta: mi piacerebbe essere con te quando bevi il tè aromatizzato alla frutta e pensi e parli:

a diversamente giovane: bravo, ma ammetterai che era un po' più facile il mio indovinello rispetto al tuo e poi da una canzone ti sei spostato alle frittate, comunque sei stato sportivo a rilanciare e anche per questo meriti il premio in palio:

a doricchio: interessante quella notte che ha cambiato rumore:

a laura: bel ricordo gastronomico, peccato non c'ero:

a michele: ti ho visto piccolo ti sono molto affezionato e spero che tu continuerai a parlarmi di Sarajevo:

a antonio: com'è bello salire sull'olivo, però domenica pioveva, come pioveva:

isa, oh cara: a te un secondo premio, un succo di frutta ai semi di melograna (so dove lo vendono):

2/11/2010 - 19:31

AUTORE:
umberto

Buonasera a tutti.
Credo che questo sia il posto adatto per esternarvi alcune mie riflessioni, così personali che non possono essere nascoste dietro uno pseudonimo e quindi mi identifico.
Come “migliarinese di Vecchiano” e come coredattore della Voce, devo dire che sono contento, un poco invidioso e nello stesso tempo amareggiato di come si sta comportando il nostro pubblico.
L’invidia, brutta cosa quando rode tanto da essere uno dei peccati capitali ma a volte costruttiva se serve ad emulare o seguire nel meglio colui al quale è rivolta, è per Ovidio, che ha saputo farsi amare “anche” da tanti vecchianesi; l’amarezza invece è per i tanti vecchianesi (dell’intero comune intendo) che non hanno saputo amare, o almeno non lo hanno dimostrato, gli altri opinionisti (Trilussa e Madamadorè) che in questi anni si sono prodigati a cercare di sensibilizzare la cittadinanza con scritti di valore; la contentezza à quella di vedere quanto il giornale al quale dedico tempo ed energie, vada così bene.
La dimostrazione è il numero delle visite giornaliere e il peso dei commenti.
Va bene, Ovidio si è portato dietro tutta la schiera dei suoi amici delle mails domenicali, ma anche i nostri hanno(?) fans, ma senza che questi abbiano mai speso parole di sostenimento o ammirazione o solamente piccolo ringraziamento, ma d’altre parte il lavoro volontario è, e deve essere, gratificante di sé per sé.
Forse la colpa, o il merito, è della nuova possibilità che il giornale dà ai lettori di esprimere le loro opinioni e commentare articolo per articolo, mentre in passato non c’era il “posto” adatto per riferirsi all’uno o all’altra senza usare il guazzabuglio del forum.
Un’altra punterellina di invidia riflessa mi viene per il gran numero di signore (Laura, Doricchio, Sabrina, Antonella, Ilaria, Valeria, Isa, tanto per esempio) che hanno fatto crescere il giornale con i loro caldi interventi e che sono, credo, tutte “bagnaiole”, parola musicale che il nostro amico comune, il Vostro grande e compianto Luciano Bacci, mi aveva insegnato nei lunghi anni di comune servizio nelle F.S.
Molte rispetto alle poche vecchianesi (sempre intendendo il comune tutto).
E forse la ragione di questa amarezza è del predominio dei sangiulianesi sulle cose che si dicono come in “un salotto di altri tempi dove, davanti a un focolare e ad una buona tazza di te, si disquisiva del mondo e della vita ma senza fretta, senza parlarsi addosso, senza rabbia, sempre con buoni sentimenti”, come dice perfettamente in un suo recente commento, il saggio “Diversamente Giovane”, che preferisce rimanere anonimo (caso strano fra i lettori di Ovidio), lasciando la piazza e il bar del forum ai palpitanti e moderni “realmente giovani”.
In ogni modo Vi ammiro tutti: scrittori di cucina e di commenti, di tè e di castagne, di amore sociale e di lotte civili, di tim e di ikea, di là e di qua dal Serchio, quello che (non) ci divide ma sempre dà a tutti la Sua Voce e sempre Voi gli date la Vostra.
Con affetto,
un exmetatese che attrabaccò più di 60 anni fa.

1/11/2010 - 22:22

AUTORE:
Sandro

Avevo indovinato anch'io, ma ormai è troppo tardi. Comunque, caro Ovidio, da uno come me che trova buonissimi i sofficini Findus (al formaggio) come puoi aspettarti un commento sensato alle tue riflessioni sanamente gastronomiche? Ahimè.

1/11/2010 - 20:45

AUTORE:
sabrina

E allora, visto che è parlato del cibo legato ai ricordi, del cibo che accomuna persone, del cibo che fa compagnia, vorrei aggiungere anche il valore del cibo legato all’amore. Il cibo, elaborato, ma anche quello semplice, genuino, come una bruschetta con “l’olio novo”, se messo insieme con passione, è stato spesso associato all’amore e ai sentimenti. Basti pensare ad alcuni libri, come “dolce come il cioccolato” o “chocolat”, da cui sono stati tratti anche film, oppure al film “per incanto o per delizia”. Qui il cibo è usato come metafora, come veicolo per esprimere l’amore, la passione, l’erotismo. Roba più da popoli latini che da anglosassoni, che spesso si cibano di piatti dei vari Mc Donald’s. E’ anche per questo forse che noi siamo più passionali e più caldi di loro. O perlomeno, lo siamo stati per tanto tempo. Non sarà mica che i nostri giovani stanno perdendo la passione perché mangiano troppi panini di Mc Donald?
W la bruschetta con l’olio novo!

1/11/2010 - 20:01

AUTORE:
ovidio

Proprio carina! Mi piace perdere le scommesse così...

Aggiungo ai commenti sempre belli queste parole di Tabucchi che ho letto su La Repubblica di oggi 1° novembre, a proposito del suo ultimo libro "Viaggi e altri viaggi".

"Mangiare capretto e una fetta di torta di erbe selvatiche, guardando i boschi e le montagne davanti a voi e pensate che questo era proprio un luogo dove fare una sosta", così Antonio Tabucchi giunto a Thériso, nell'interno di Creta, dove si può gustare una cucina arcaica.

Ci ho pensato su e questo è il libro voglio regalare:

1/11/2010 - 15:32

AUTORE:
Diversamente giovane

E' un piacere leggere questa nuova rubrica.
Sembra di essere in un salotto di altri tempi dove, davanti a un focolare e ad una buona tazza di te, si disquisiva del mondo e della vita ma senza fretta, senza parlarsi addosso, senza rabbia, sempre con buoni sentimenti.
E' come un alcova di pace, un ripostiglio segreto.
Se se si vuole invece il mondo vero, moderno, palpitante e aggressivo basta spostarsi sul Forum.
Stanze di vita quotidiana
di....?

1/11/2010 - 14:50

AUTORE:
migliarinese

non per essere più bravo, ma solamente per essere gentilmente educato a far rispondere per primo Ovidio alla soluzione dell'indovinello propostogli dall'amico.
Il suo silenzio, non la sua capacità, mi autorizza?

"Ber mi' latino che rompeva dimorto a scuola ma che ti resta ner ceppione come andà in bricietta!
Se la peora è 'n'ovino, fara un frittatino!
Fa anco l'olive (nere nere), ma 'un son bone!"

Scusa Ovidio se mi sono intromesso.

1/11/2010 - 13:03

AUTORE:
antonietta timpano

Una tazza di tè verde aromatizzato alla frutta, che fuma accanto a me, da un recipiente in ceramica colorata ad arcobaleno, con un cucchiaino in ceramica arancione, che spunta semi immerso, è tutto quello che , per me stamani, fà poesia.
Cosa vuol dire?
Che mi conforta come una sciarpina calda, che mi fa compagnia, che testimonia che so prendermi cura di me. La tazza fumante , immagine scontata di un repertorio romantico di versi contemporanei, mi dice che faccio bene a dedicare un pò del mio tempo al suo vaporoso e fumante contenuto. Così fanno le persone agitate per fermarsi e meditare un pò sul senso delle cose e sul loro.Hanno bisogno di un supporto tecnico, di un oggetto materiale che accompagni il viaggio verso il 'dentro' . Into. Più dentro, intimità.
Cosa ne sarà delle mie crisi, cosa ne sarà di me, della mia orticaria, insofferenza, dipendenza, palpitazione,vertigine, follia?
-La comunità è il nostro destino- tuona padre Bianchi, il priore della comunità di Bose. Ti assicuro , Edi, che per una solitaria come me, echeggia come un precetto. Leggendoti e vedendoti però , mi rassereno perchè capisco che ci sono modi, chiavi e tempi diversi per allargare le braccia e lo sguardo. E anche diversi stili e interventi. Anche solo saper osservare la convivenza, all'interno dello stesso giardino,di un albero di olivo e di un melograno è un modo. Intrecciare con loro un girotondo costruisce una mentalità e un modo di 'considerare' fatti e persone.
Saluto tutti con il ricordo de “ 'A livella” del principe De Curtis, il grande Totò.
La poesia in dialetto tratta il tema della vicinanza all'interno dello stesso cimitero, della tomba di un netturbino e di un nobile napoletano. I tema diviene il presupposto di un dialogo tra le due salme, che ricalca la dinamica conflittuale tra le classi sociali. Fin qui niente di nuovo, tema quasi vecchio, in questi tempi dove tutto si ribalta. Oggi però quello che suonava come obsoleto dieci anni fa, è tornato attualissimo con l'arrivo degli stranieri . Anime smarrite, spesso, in cerca di un “luogo dove essere sepolte”. I netturbini , siano essi italiani o stranieri, fanno spesso la parte dei saggi, come nella poesia di Totò, perchè portatori di fatica di vivere, ingrediente unico di sapienza e saggezza.
Il nobile napoletano si lamenta perchè accanto a lui riposa il netturbino, che declassa la sua memoria. Dopo un dialogo tra i due, bello e ritmato, il netturbino dalla sua tomba conclude”'Ste pagliacciate, lasciamole fà a'vivi. Nuie simme sere, appartenimmo a' morte.”
Oggi , primo novembre, mi sembra di grande attualità.

1/11/2010 - 11:27

AUTORE:
Doricchio

Mi spiace non aver indovinato la canzone criptata ma adesso sono curiosa di scoprire l'indovinello della frittatina....Oggi però vorrei consigliare vivamente caldamente appassionatamente amorevolmente delicatamente(chi più ne ha di avverbi più ne metta) un libro bellissimo dal titolo poetico "La notte ha cambiato rumore" di un'esordiente spagnola bella e colta (la foto in IV di copertina) unico difetto l'editore Mondadori ma si sa nessuno e perfetto...buona lettura...perché solo alle signore e non ai signori?...solo perché certe sfumature dell'"altra metà del cielo" solo noi elette possiamo coglierle appieno...un saluto colorato a tutti in questa giornata così plumbea...

31/10/2010 - 19:18

AUTORE:
laura

Ci sono sapori indissolubilmente legati alla mia infanzia, alla mia terra, quando ancora la cucina di paesi lontani era inconcepibile. Mio padre tutte le domeniche ci portava a sperimentare nuove locande, soprattutto nel Monferrato. La cucina piemontese portava in tavola primi piatti fumanti, soprattutto risotti come la paniscia, a base di verza, fagioli e cotenna di maiale, un piatto tipico della tradizione contadina. A seguire il carrello dei bolliti, accompagnati dalle mele e dagli amaretti fritti. E per dolce il bonnet, una specie di creme caramel amarognolo per via degli amaretti. D'inverno c'era spesso la polenta, rovesciata su un tagliere di legno e servita con il gorgonzola che si fondeva al calore. Questi erano i sapori della mia infanzia. Oggi apprezzo molto anche la cucina di altri paesi: il pistacchio nei dolci turchi, lo spezzatino piccante etiope, il maiale in agrodolce cinese... E penso che sarebbe bella una grande mensa comune in cui ognuno porti un po' il sapore della sua terra.

31/10/2010 - 11:45

AUTORE:
Diversamente giovane

Ovidio, non ci conosciamo e per ora mi piace rimanere nell'anonimato.
Ma ho un vecchissimo indovinello per te, se indovini ti puoi tenere il libro.

"Un giorno una pecora fece
una frittatina. Perche?"

31/10/2010 - 11:36

AUTORE:
Michele Baroni

"Multikulturalni covjek igradivat ce svjet" e cioè L' UOMO MULTICULTURALE SALVERA' IL MONDO". Questa splendida affermazione campeggia su una statua a Sarajevo e la cosa che mi ha colpito è che era scritta in slavo e in Italiano in una piazza a più di 1000 km dall'Italia. La tua rubrica Edi mi ha fatto pensare subito a questa città in cui dopo una guerra assurda,si respira la voglia di vivere tutti insieme liberamente a prescindere dal credo religioso in cui moschee sinagoghe chiese cattoliche e ortodosse si integrano e convivono senza acredine. Fra le tante cose che mi hanno colpito un depliant della città recitava: L'unica capitale Europea in cui Mc Donalds non esiste. Questa cosa mi ha simpaticamente impressionato e io credo che in mezzo a la plastificazione culturale fatta di omologazione e appiattimento dei gusti delle persone diventate ormai solo CONSUMATORI l'Italia abbia molte cose da imparare da Sarajevo. Ciao Edi, e...buon pranzo. MIK

31/10/2010 - 11:20

AUTORE:
Antonio Ceccherini

Caro Ovidio... saggia scelta la tua, di incignare questa domenica aggrappato a quei rami a raccogliere le tue olive, con le mani. E' un gesto millenario, eppure lontano anni luce da quello che ci circonda e che siamo costretti a vedere e subire. Penso solo a quelli che sono i titoli dei giornali di questa "finalmente domenica"... E allora salire sull'ulivo è davvero necessario, e non è una fuga, è un dignitoso rifiuto.
Buona raccolta!

31/10/2010 - 11:05

AUTORE:
ovidio

I testi sono di Pietro Garinei e Sandro Giovannini, le musiche del maestro Gorni Kramer. la canzone fu cantata da Renato rascel Renato Rascel e anche Claudio Villa.
"Domenica è sempre domenica" fu poi adottata da Mario Riva per la trasmissione "Il musichiere".

Domenica è sempre domenica
Autori: Garinei - Giovannini - Kramer - 1958

È domenica pei poveri e i signori,
ognuno può dormir tranquillamente.
Né clacson, né sirene, né motori,
si sveglia la città più dolcemente.
...

Ora il vero quiz è sapere chi si firma "Diversamente giovane" per offrirgli il libro promesso. Grazie e buona domenica, anche se diluvia...

31/10/2010 - 10:55

AUTORE:
isa

Carissimo Ovidio per me la canzone è "domenica è sempre domenica" di Renato Rascel.

31/10/2010 - 9:44

AUTORE:
Diversamente giovane

"Domenica è sempre domenica", sigla del Musichiere.