Nei suoi numerosi articoli sulla storia del territorio, Franco Gabbani ha finora preso come riferimento, personaggi o avvenimenti storici, inquadrandoli nella cornice degli usi e delle norme dell'epoca.
Questa volta prende spunto da situazioni e argomenti curiosi, spigolature come le chiama.
Al di là dei fatti precisi, quello che colpisce particolarmente, è il linguaggio usato nei documenti, non solo formale e involuto, come da sempre ci ha abituato la burocrazia, ma spesso anche di difficile comprensione, esplicitando l'evoluzione continua della lingua e dei termini.
Finalmente domenica al caffè letterario con Antonio Tabucchi
Ogni tanto è bello starsene in casa davanti alla tv, specialmente se fuori piove. Così domenica scorsa ho visto il dvd pubblicato da La Repubblica e L’espresso il 5 novembre in cui Antonio Tabucchi racconta, seduto nel suo studio e gesticolando di tanto in tanto con le mani, Miguel De Cervantes e il Don Chisciotte della Mancia.
Tutti sanno che Don Chisciotte è un cavaliere errante che esce di casa per andare a vedere di raddrizzare il mondo, perché lui ha in testa un’idea della realtà data dai libri di cavalleria della sua biblioteca e per questa immersione totale nella lettura "gli si riseccò il cervello" e perse il senno.
A un certo punto, dice Tabucchi, nei primi capitoli Don Chisciotte fa un patto con se stesso: facciamo che oggi io sono un cavaliere ed eccolo creatura vivente. Così come un bambino giocando dice: facciamo che sono Tarzan e in quel momento diventa un personaggio. Questo, spiega Tabucchi, un critico letterario lo ha chiamato "patto autobiografico e gioco dell’assoluto".
Don Chisciotte parte per le sue avventure col piede sbagliato, perché è dentro questa logica del "come se", a lui non importa la realtà qual è, gli importa la realtà come gli fa comodo che sia, "como conviene que sea". È fatale che ogni sua uscita sia un disastro. Dice Tabucchi: "i sogni di Don Chisciotte sono d’aria, le pale del mulino massicce". Don Chisciotte è un fanatico, prende una botta dopo l’altra, sonore bastonature, ossa rotte, ma va avanti e non cambia mai la sua visione del mondo, perché questa sarebbe la sua vera sconfitta. Ma, aggiunge Tabucchi, la grande trovata di Cervantes è di aver inventato il cavaliere dalla triste figura un po’ comico un po’ nostalgico e di avergli messo accanto Sancho Panza, figura che serve a riequilibrare la situazione, coscienza ironica capace di riconoscere la realtà.
A un certo punto del dvd Tabucchi introduce il concetto di "comprensione tardiva". Dice che dietro un romanzo c’è un uomo e racconta la vita di Cervantes tutta dedita al servizio della corona spagnola. Ma in vecchiaia Cervantes finisce, incolpevole, in carcere; lì forse capisce che tutto quello a cui aveva creduto nella sua vita era una bella favola e scrive il Don Chisciotte due o tre anni prima di morire. E poi Tabucchi chiarisce il concetto con questa frase: "Un’età che urge e irrompe in un’altra". Fino ad allora Cervantes aveva scritto novelle di letteratura tradizionale. Da vecchio crea un personaggio dalla forza sovversiva come Don Chisciotte.
Non oso dire la mia sul Don Chisciotte. Voglio solo ricordare che ogni tanto, nella mia vita, mi sono imbattuto in questo personaggio. Le risate della mia prima giovanile lettura. La canzone di Guccini, bella e ideologica. Ultimamente ho anche partecipato a un laboratorio teatrale per spettatori consapevoli magistralmente condotto da Cataldo Russo il cui tema era appunto questo romanzo straordinario. Dunque, a Don Chisciotte sono molto affezionato. Mi piace giocare con i possibili mondi da costruire, ma sento forte il rischio che questo comporta. La salvezza, come insegna il filosofo Remo Bodei ("La politica della fantasia. Tutti a lezione dal Don Chisciotte"), forse non consiste nel rifiutare l’utopia, ma farla giocare con la realtà, come si suona un pianoforte a due mani.
Il dvd finisce con Tabucchi che legge una bellissima pagina del Don Chisciotte sulla libertà. L’immagine di Tabucchi è ferma, ma ogni tanto muove le mani: porta la destra alla tempia, poi per un attimo sul cuore e alla fine alza la mano sinistra in aria. Pare che dica: uscite da questo dvd, uscite da questo romanzo, uscite da questa finzione, uscite di casa e fate di testa vostra.
Ovidio Della Croce