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Anche per il 2024 si terrà il concorso ideato da MdS Editore dedicato al territorio e all'ambiente, attraverso le espressioni letterarie ed artistiche delle sezioni Racconto, Poesia, Pittura.tpl_page_itolo di quest'anno sarà "Area Protetta".Per questa dodicesima edizione, oltre al consueto patrocinio dell'Ente Parco Regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli, che metterà a disposizione la bella sala Gronchi per la cerimonia di premiazione, partner dell'iniziativa saranno la Sezione Soci Versilia-Valdiserchio di Unicoop Firenze e l'associazione La Voce del Serchio.

. . . non discuto. Voi riformisti fate il vostro cammino .....
. . . l'area di centro. Vero!
Succede quando alla .....
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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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C'è qualcosa, un tesoro
che tutti cercano.
Non è pietra preziosa
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si chiama semplicemente
LAVORO
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La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
STORIA
Tela e Massaciuccoli

23/11/2010 - 15:32

 da "Le parole di ieri" di G.Pardini

 

TELA

Dalle nostre parti la “tela” non era solo, come dice il vocabolario, un [lavoro di fili tessuti insieme, specie di lino o canapa] ma anche quella eccezionale cacciata collettiva alle folaghe che veniva organizzata periodicamente sul lago di Massaciuccoli.

 

Era una caccia crudele e spettacolare. Veniva programmata nel periodo di massimo afflusso degli uccelli quando sullo specchio del lago se ne trovavano a migliaia, nell’ordine anche di 5-6 mila esemplari. Veniva messo un avviso sulla data prescelta e tantissimi cacciatori della zona vi partecipavano, sia professionisti che altri cacciatori per passione che arrivavano numerosi anche dai paesi vicini. La caccia avveniva direttamente sullo specchio d’acqua spostandosi per mezzo di un barchino o barchetto (piccola barca a fondo piatto, adatto alla navigazione in acque basse e mossa con un solo remo, o remetto).

 

Non tutti possedevano un’imbarcazione adatta allo scopo ma era possibile noleggiarla direttamente sul lago, spesso munita di vogatore che ne era anche il proprietario.

Chi non voleva spendere (oltre il barchino c’era anche il costo della partecipazione alla tela, dato che il lago era gestito da un Consorzio che ne curava la manutenzione), si accontentava di prendere posto ai margini del lago, sulla riva, e di sparare alle folaghe che sfuggivano alla caccia sull’acqua. Spesso partecipavano alla caccia anche signori locali, talvolta con ospiti di riguardo.

 

La cacciata aveva inizio con la concentrazione dei barchini nelle quattro postazioni stabilite alla periferia del lago: Chalet, Piaggetta, Radicata, Massaciuccoli.

 

Uno scoppio di mortaretto o un colpo di cannone dava inizio alla caccia e le barche si muovevano rapidamente per raggiungere, convergendo, il centro del lago. Era una gara per i vogatori poiché i più forti e più abili riuscivano ad arrivare per primi vicino alle prede ed i cacciatori che portavano avevano più tempo, e quindi più colpi, a disposizione. Gli uccelli, disturbati dalle barche che si avvicinavano, dapprima si riunivano tutti al centro del lago e poi, quando queste erano molto vicine, si alzavano tutti in volo contemporaneamente come un enorme fungo e venivano colpiti dalle raffiche dei cacciatori. I primi che arrivavano avevano addirittura la possibilità di sparare alle folaghe ancora in acqua prima che si alzassero. Sparavano come si diceva, sulle porche degli uccelli, cioè su nastri di uccelli ravvicinati, simili ad una porca (la porca è la terra che rimane rilevata fra solco e solco nei campi). Naturalmente, anche se le barche distavano tra loro una cinquantina di metri, era difficile distinguere la proprietà delle prede ed anche in questo caso la potenza e velocità del vogatore (ed anche la grossezza e la prepotenza del cacciatore) erano fondamentali per il recupero degli uccelli. Questi ultimi, per la loro natura poco diffidente, non si allontanavano dall’acqua ma andavano raccogliendosi a piccoli gruppi in altre parti del lago, dove venivano nuovamente raggiunti dai barchini più veloci e fatti oggetto di nuove fucilate. Si calcola che almeno 3-4 mila uccelli venissero contemporaneamente abbattuti con questa poco nobile caccia.

 

Le poche folaghe sopravvissute finalmente lasciavano il lago, ma prima dovevano traversare la schiera dei cacciatori presenti sulle rive, talvolta tre o quattro file di fucili, che infliggevano ancora perdite a questi poco prudenti animali. Spesso, alla fine della tela, si contavano anche dei feriti, in parte dovuti ai frequenti litigi per il possesso delle prede, in parte a qualche pallino sfuggito al controllo del cacciatore.

 

Di straordinario effetto viene riferita la caduta dei pallini di piombo delle

 cartucce sullo specchio del lago, come una forte pioggia, a testimonianza della enorme quantità di piombo che veniva scaricato su questi poveri animali.

 

Le prede poi venivano infilate in un filo di ferro fatto passare nelle narici e le pigge degli uccelli neri ornavano, come trofei, le biciclette o le auto dei cacciatori che tornavano alle loro case.

 

Alla fine della tela i cacciatori si ritrovavano a commentare l’avvenimento, lodando i più bravi o fortunati, a contare gli eventuali feriti, a discutere delle zuffe e a trattare l’ingaggio dei migliori rematori per la cacciata successiva.

 

  

La tela è stata praticata fino agli anni 60, poi è stata interrotta sia perché proibita (siamo negli anni in cui c’è la nascita di un sentimento di maggior rispetto per la natura) sia anche per le mutate condizioni ambientali che hanno determinato un cambiamento delle abitudini migratorie delle folaghe che non hanno più trovato nel lago il loro nutrimento principale, rappresentato da piccole erbe palustri. Inquinamento da diserbanti, spesso derivati dal dilavaggio dei campi coltivati circostanti ma anche utilizzati impropriamente per tenere puliti i calatini, pesticidi ed eutrofizzazione hanno modificato l’ambiente naturale del lago allontanando la maggior parte di questi animali migratori che ora preferiscono altre rotte, ci auguriamo per loro più sicure del lago di Massaciuccoli.

 

Il lago, negli anni Trenta, è stato utilizzato anche come luogo di addestramento per le squadriglie di idrovolanti di Italo Balbo, che su quello specchio d’acqua provavano gli arrivi e le partenze di gruppo.

Serviranno per la grande impresa italiana della traversata dell’Atlantico che vedrà alla partenza dall’aeroporto di Roma, alle ore 4,38 del 1° luglio del 1933 ben venticinque velivoli Savoia-Marchetti, giusto vanto della nostra industria aeronautica in quegli anni all’avanguardia sia come mezzi che come piloti. Sotto la guida di Italo Balbo attraverseranno Olanda, Irlanda, Islanda ed affronteranno l’Atlantico puntando sul Canada ed infine su Chicago.

Ritorneranno passando da Lisbona ed il loro trionfo in campo internazionale inorgoglirà Mussolini per il successo ottenuto dal Paese, ma lo renderà geloso di un personaggio che col tempo rischierà di oscurare lo stesso Duce nel cuore degli italiani.

Il New York Times scriverà “Era tutto un popolo a volare sopra le nostre teste”.


Italo Balbo morirà a Tobruk, dieci anni dopo, in un episodio oscuro, in circostanze ancora non del tutto chiarite, colpito e abbattuto dalla nostra stessa contraerea per un errore di identificazione.

 

E’ dagli anni ‘20 che il lago è utilizzato come idroscalo, praticamente dalla nascita degli idrovolanti, “le barche con le ali” che si vedono volteggiare nei cieli della cittadina turistica portando frotte di bagnanti in giri turistici a pagamento. Ed è una fortuna perché questo utilizzo commerciale farà allontanare il pericolo di un prosciugamento del lago, più volte proposto per incrementare l’agricoltura della zona.

 

Nel 1927 vengono costruiti due piccoli hangar e nel ’31 l’idroscalo viene trasformato in base militare ospitando squadriglie di idrovolanti, fra cui due giganteschi aerei a 12 motori Dornier Do.X, enormi, che impressionano gli abitanti e i visitatori.

Era il più grande e potente idrovolante del mondo, costruito da una ditta tedesca sul lago di Costanza con i 12 motori fissati sopra l’ala.

Con l’arrivo del primo Do.X  il 31 agosto del 1931 la Regia Aeronautica prendeva possesso del lago facendone una base per i suoi reparti. Nel ’32 se ne aggiunse un secondo ma la loro utilità fu piuttosto scarsa, limitandosi a voli di propaganda lungo la penisola ed esperimenti di ricognizione strategica a lungo raggio con risultati modesti. I costi di gestione erano molto alti e i due apparecchi fondamentalmente furono acquistati (dietro forti pressioni di Balbo), unicamente per ragioni di prestigio. Nel ’37 i furono smantellati per recuperarne le parti metalliche.

 

La loro presenza nel lago fu comunque un motivo di sviluppo economico per la zona di Torre del Lago poiché significò l’arrivo di numeroso personale al seguito, che fu alloggiato in alcuni edifici esistenti sul lago, e di turisti incuriositi da quei grandi apparecchi. La località fu anche usata, fino alla fine della guerra, come luogo di ritrovo e di avvicendamento del personale proveniente dal fronte.

 

Su una parete di un ristorante sul lago c’è ancora un dipinto naif dove si vedono squadriglie di idrovolanti levarsi in volo.


Le famose BARCHE CON LE ALI

 

http://www.arrl.it/torredellagopuccini/npa1.htm



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17/1/2019 - 22:58

AUTORE:
Grazia

Mi piacerebbe conoscere lo scrittore G.Pardini X avere formazioni sugli idrovolanti a t.del Lago. Sono in aeronautica militare dal 1956 e la vivo ancora.4