L'analisi del nuovo articolo di Franco Gabbani si sposta questa volta nel mondo di un associazionismo antesignano, le confraternite, necessarie per togliere dall'isolamento e dal mutismo le popolazioni delle campagne, anche se basate esclusivamente sui pricipi della religione.
E d'altra parte, le confraternite, sia pur "laiche", erano sottoposte alla guida del parroco.Sono state comunque i primi strumenti non solo di carità per i più bisognosi, ma soprattutto le prime esperienze di protezione sociale verso contadini ed operai.
da "Le parole di ieri" di G.Pardini
Dalle nostre parti la “tela” non era solo, come dice il vocabolario, un [lavoro di fili tessuti insieme, specie di lino o canapa] ma anche quella eccezionale cacciata collettiva alle folaghe che veniva organizzata periodicamente sul lago di Massaciuccoli.
Era una caccia crudele e spettacolare. Veniva programmata nel periodo di massimo afflusso degli uccelli quando sullo specchio del lago se ne trovavano a migliaia, nell’ordine anche di 5-6 mila esemplari. Veniva messo un avviso sulla data prescelta e tantissimi cacciatori della zona vi partecipavano, sia professionisti che altri cacciatori per passione che arrivavano numerosi anche dai paesi vicini. La caccia avveniva direttamente sullo specchio d’acqua spostandosi per mezzo di un barchino o barchetto (piccola barca a fondo piatto, adatto alla navigazione in acque basse e mossa con un solo remo, o remetto).
Non tutti possedevano un’imbarcazione adatta allo scopo ma era possibile noleggiarla direttamente sul lago, spesso munita di vogatore che ne era anche il proprietario.
Chi non voleva spendere (oltre il barchino c’era anche il costo della partecipazione alla tela, dato che il lago era gestito da un Consorzio che ne curava la manutenzione), si accontentava di prendere posto ai margini del lago, sulla riva, e di sparare alle folaghe che sfuggivano alla caccia sull’acqua. Spesso partecipavano alla caccia anche signori locali, talvolta con ospiti di riguardo.
La cacciata aveva inizio con la concentrazione dei barchini nelle quattro postazioni stabilite alla periferia del lago: Chalet, Piaggetta, Radicata, Massaciuccoli.
Uno scoppio di mortaretto o un colpo di cannone dava inizio alla caccia e le barche si muovevano rapidamente per raggiungere, convergendo, il centro del lago. Era una gara per i vogatori poiché i più forti e più abili riuscivano ad arrivare per primi vicino alle prede ed i cacciatori che portavano avevano più tempo, e quindi più colpi, a disposizione. Gli uccelli, disturbati dalle barche che si avvicinavano, dapprima si riunivano tutti al centro del lago e poi, quando queste erano molto vicine, si alzavano tutti in volo contemporaneamente come un enorme fungo e venivano colpiti dalle raffiche dei cacciatori. I primi che arrivavano avevano addirittura la possibilità di sparare alle folaghe ancora in acqua prima che si alzassero. Sparavano come si diceva, sulle porche degli uccelli, cioè su nastri di uccelli ravvicinati, simili ad una porca (la porca è la terra che rimane rilevata fra solco e solco nei campi). Naturalmente, anche se le barche distavano tra loro una cinquantina di metri, era difficile distinguere la proprietà delle prede ed anche in questo caso la potenza e velocità del vogatore (ed anche la grossezza e la prepotenza del cacciatore) erano fondamentali per il recupero degli uccelli. Questi ultimi, per la loro natura poco diffidente, non si allontanavano dall’acqua ma andavano raccogliendosi a piccoli gruppi in altre parti del lago, dove venivano nuovamente raggiunti dai barchini più veloci e fatti oggetto di nuove fucilate. Si calcola che almeno 3-4 mila uccelli venissero contemporaneamente abbattuti con questa poco nobile caccia.
Le poche folaghe sopravvissute finalmente lasciavano il lago, ma prima dovevano traversare la schiera dei cacciatori presenti sulle rive, talvolta tre o quattro file di fucili, che infliggevano ancora perdite a questi poco prudenti animali. Spesso, alla fine della tela, si contavano anche dei feriti, in parte dovuti ai frequenti litigi per il possesso delle prede, in parte a qualche pallino sfuggito al controllo del cacciatore.
Di straordinario effetto viene riferita la caduta dei pallini di piombo delle
cartucce sullo specchio del lago, come una forte pioggia, a testimonianza della enorme quantità di piombo che veniva scaricato su questi poveri animali.
Le prede poi venivano infilate in un filo di ferro fatto passare nelle narici e le pigge degli uccelli neri ornavano, come trofei, le biciclette o le auto dei cacciatori che tornavano alle loro case.
Alla fine della tela i cacciatori si ritrovavano a commentare l’avvenimento, lodando i più bravi o fortunati, a contare gli eventuali feriti, a discutere delle zuffe e a trattare l’ingaggio dei migliori rematori per la cacciata successiva.
La tela è stata praticata fino agli anni 60, poi è stata interrotta sia perché proibita (siamo negli anni in cui c’è la nascita di un sentimento di maggior rispetto per la natura) sia anche per le mutate condizioni ambientali che hanno determinato un cambiamento delle abitudini migratorie delle folaghe che non hanno più trovato nel lago il loro nutrimento principale, rappresentato da piccole erbe palustri. Inquinamento da diserbanti, spesso derivati dal dilavaggio dei campi coltivati circostanti ma anche utilizzati impropriamente per tenere puliti i calatini, pesticidi ed eutrofizzazione hanno modificato l’ambiente naturale del lago allontanando la maggior parte di questi animali migratori che ora preferiscono altre rotte, ci auguriamo per loro più sicure del lago di Massaciuccoli.
Su una parete di un ristorante sul lago c’è ancora un dipinto naif dove si vedono squadriglie di idrovolanti levarsi in volo.
Le famose BARCHE CON LE ALI
http://www.arrl.it/torredellagopuccini/npa1.htm