Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Giovedì 25 novembre, a Pisa cerimonia di intitolazione
dell’Auditorium principale del complesso Marchesi
alla memoria di Peppino Impastato, noto giornalista siciliano
vittima della violenza mafiosa. Presente il fratello Giovanni*
PISA - Presso il complesso scolastico Concetto Marchesi di via Betti, si è svolta la cerimonia di intitolazione dell’Auditorium principale a Peppino Impastato, il noto giornalista siciliano vittima della violenza mafiosa, che pagò con la propria vita il coraggio di denunciare i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini (Palermo). Presente nella circostanza il fratello Giovanni.
"L'iniziativa, promossa dal Coordinamento Provinciale per la Legalità, rientra - spiega l'assessore provinciale Gabriele Santoni, che è presidente dello stesso coordinamento - nel progetto di sensibilizzazione degli studenti alle legalità, che quest'anno sarà finalizzato anche a favorire le relazioni tra gli alunni delle scuole di Isola di Capo Rizzuto (Crotone) e quelli del nostro territorio provinciale".
Prima Giovanni Impastato ha incontrato nell'auditorium del Marchesi gli studenti delle scuole superiori della provincia; quindi ha avuto luogo la cerimonia di intitolazione, con scoprimento della targa commemorativa, alla presenza del presidente della Provincia Andrea Pieroni e di numerosi rappresentanti della giunta e del consiglio provinciale, oltre che della giunta e del consiglio comunale di Pisa. "In questo luogo vissuto da migliaia di studenti – ha detto il presidente Pieroni – l’intitolazione a Peppino Impastato vuol essere di stimolo continuo ad una riflessione sui valori che il giornalista innalzava con il suo impegno civile e sociale. Ricordo una frase del generale Dalla Chiesa sulla necessità di avere, più che un esercito di militari, un esercito di educatori. E’ il messaggio che vogliamo fare nostro in questa significativa circostanza".