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Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.

Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.

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AlterEgo Fiere
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Cooperativa Teatro del Popolo- Miglarino
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•Governo Renzi
Presidente Mattarella
•Governo .....
Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Raccontino di Giancarlo Montin
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Non avrei mai voluto vederti così
Ma è inevitabile
Chiudo gli occhi per non guardare
Ma quella livida rigidità
appare scompare riappare
Io ti .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
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LUNA e FULICA

27/11/2010 - 17:53

Abbiamo sviscerato benbene, in diverse sezioni del giornale, la caccia detta tela, ma senza avere parlato dello scopo finale e della fine di chi aveva acceso ed alimentato lo scopo finito poi a scoppio: la folaga.

Ecco alcune vecchie storie della post-cacciata.

 

La mattina successiva i carri sovraccarichi di folaghe passavano per le strade e gli uccelli venivano venduti a due soldi l’uno: il giorno dopo venivano dati per niente e quelli che rimanevano si gettavano nei campi come concime. Povere folaghe! Perché non lasciarle vivere?  

Soltanto la gente più umile riusciva a mangiare questi uccelli. La loro carne rosso scuro sa tanto di pesce che quando io ero ragazzo la chiesa permetteva che si mangiassero le folaghe nei giorni di digiuno, come se si trattasse di pesci.

Però mio padre aveva una sua ricetta: il suo risotto alla folaga era una specialità degna d'essere mangiato. La preparazione era laboriosa.

Dopo aver spennato e pulito gli uccelli, e dopo averli tenuti su una fiamma per strinarli, vi passava attraverso un ferro rovente per togliere l'odor di pesce. La testa, il collo, le ali e le zampe venivano gettati via; ciò che restava veniva lavato accuratamente sotto il rubinetto. Poi mio padre cucinava le folaghe con cipolle, sedano, prezzemolo, pepe, sale e spezie nonché con un'abbondante dose di vecchio barbera. Una volta cucinati, gli uccelli venivano disossati e la carne triturata veniva servita nel suo sugo con riso bollito. Mio padre soleva dire che alle donne non dovrebbe mai essere permesso preparare quel piatto; economizzano troppo nel vino.

 

In  campo culinario la folaga era, ed e' ancora, particolarmente apprezzata.
Il famosissimo libro “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” di Pellegrino Artusi fornisce la seguente:

 

Ricetta n. 275 - Folaghe in umido

 

La folaga (Fulica Atra) si potrebbe chiamare uccello pesce, visto che la Chiesa permette di cibarsene ne’ giorni magri senza infrangere il precetto. La sua patria sono i paesi temperati e caldi dell’Europa e dell’Africa settentrionale, e come uccello anche migratorio viaggia di notte. Abita i paduli e i laghi, è nuotatore, nutrendosi di piante acquatiche, d’insetti e di piccoli molluschi. Due sole specie trovansi in Europa. Fuori del tempo della cova le folaghe stanno unite in branchi numerosissimi il che dà luogo a cacce divertenti e micidiali. È assai cognita quella con barchetti, chiamata la tela, nelle vicinanze di Pisa sul lago di Massaciuccoli, di proprietà del marchese Ginori-Lisci, che ha luogo diverse volte nell’autunno inoltrato e nell’inverno. Nella caccia del novembre 1903, alla quale presero parte con cento barche cacciatori di ogni parte d’Italia, furono abbattute circa seimila folaghe; così riferiscono i giornali.

La carne della folaga è nera e di poco sapore, e pel selvatico che contiene bisogna, in cucina, trattarla così: Prendiamo, ad esempio (come ho fatto io), quattro folaghe e dopo averle pelate e strinate alla fiamma per tor via la gran caluggine che hanno, vuotatele e lavatele bene.

Dopo trapassatele per la lunghezza del corpo con uno spiedo infuocato, poi tagliatele in quattro parti gettando via la testa, le zampe e le punte delle ali ; indi tenetele in infusione nell’aceto per un’ora e dopo lavatele diverse volte nell’acqua fresca. Dei fegatini non me ne sono servito; ma le cipolle, che sono grosse e muscolose come quelle della gallina, dopo averle vuotate, lavate e tagliate in quattro pezzi, le ho messe pure nell’infusione.

Ora, fate un battuto, tritato fine, con una grossa cipolla e tutti gli odori in proporzione, cioè sedano, carota e prezzemolo, e mettetelo al fuoco con grammi 80 di burro, e nello stesso tempo le folaghe e i ventrigli condendole con sale, pepe, e odore di spezie. Quando saranno asciutte bagnatele con sugo di pomodoro e conserva sciolta in acqua abbondante per cuocerle e perché vi resti molto intinto. Cotte che siano, passate il sugo e in questo unite un petto e mezzo di folaga, tritato fine e altri grammi 40 di burro, per condire con esso e con parmigiano tre uova di pappardelle o grammi 500 di strisce, che, pel loro gusto particolare, saranno lodate. Le folaghe, con alquanto del loro intinto, servitele dopo come piatto di companatico che non saranno da disprezzarsi.
Tutta questa roba credo potrà bastare per cinque o sei persone.
Ho inteso dire che si ottiene anche un discreto brodo cuocendole a lesso con due salsicce in corpo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
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