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Nei giorni 26-27-28 aprile verranno presentati manufatti in seta dipinta: Kimoni, stole e opere pittoriche tutte legate a temi pucciniani , alcune già esposte alla Fondazione Puccini Festival.Lo storico Caffè di Simo, un luogo  iconico nel cuore  di Lucca  in via Fillungo riapre, per tre mesi, dopo una decennale  chiusura, nel fine settimana per ospitare eventi, conferenze, incontri per il Centenario  di Puccini. 

. . . per questo neanche alle 5. 50 prima di colazione. .....
. . . alle nove dopocena non ciai (c'hai) da far altro? .....
. . . il plenipotenziario di Fi, Tajani, ha presentato .....
Ieri 19 Marzo ci ha lasciato un Vs. concittadino Renato .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Il sole nutre
col suo splendore
il croco il bucaneve
la margherita. . .
Il cuore
cancella il dolore
se alimentato dall'amore
essenza della vita
Quando .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
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CRONACA NERA

28/11/2010 - 10:34

 

Dal 2005 ad oggi, i 7 telegiornali nazionali, in prima serata, hanno dedicato ben 941 notizie al delitto di Meredith Kercher Perugia, 759 a quello di Garlasco, 538 all'omicidio del piccolo Tommaso Onofri, 499 alla strage di Erba. Avvenuti 3-4 anni fa.

E, ancora, 508 notizie all'omicidio di Cogne, che risale a dicembre 2002.
Senza contare il caso più recente di Sarah Scazzi con collegamenti quotidiani con “inviati speciali” da ogni telegiornale e collegamenti in diretta. Un viavai di giornalisti davanti a quella casa e quel cancello, diventati oramai familiari, mescolati con i molti “turisti dell’orrore” presenti in loco.

Questi sono quei (numerosi) cittadini che affrontano disagi e talvolta notevoli spese pur di andare a fotografare i luoghi del delitto sperando magari di scorgere di sfuggita il presunto assassino mentre sale sulla macchina dei Carabinieri o il gatto della Cosima davanti a casa. Non sappiamo da quale impulso siano spinti, e nemmeno come si giustificano con se stessi per questo insane desiderio, per questo interesse un po’ anomalo. Forse semplicemente per poter dire “io c’ero” ai propri figli o al bar sotto casa, o forse per un misto di curiosità morbosa e sollievo per non essere a loro volta colpiti da una tragedia simile. Forse hanno anche poco da fare, visto che spesso, intervistati, dichiarano di venire anche da molto lontano.

Questi dati sulla presenza eccessiva della cronaca nera sui nostri schermi televisivi sono confermati dall’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza (di Demos, Osservatorio di Pavia e Unipolis) e riportati da Repubblica. Nel primo semestre del 2010, il Tg1 ha dedicato ai "fatti criminali" 431 notizie: circa l'11% di quelle presentate nell'edizione di prima serata. Uno spazio molto maggiore rispetto a quello riservato allo stesso tipo di notizie dagli altri principali notiziari (pubblici) europei.

In dettaglio: l'8% la BBC, il 4% TVE (Spagna) e France 2, il 2% ARD (Germania). Va precisato, per chiarezza, che il tasso di crimini in Italia non è superiore a quello degli altri Paesi europei considerati. Semmai, un po' più basso.

Il vecchio omicidio di Cogne, forse il primo della serie trasformato in puntate televisive come un serial poliziesco e  che risale al 2002, può ancora reggere bene il confronto con le sue 508 notizie in prima serata.

A questo naturalmente va aggiunto tutto l’”indotto” . Il più noto e frequente è la comparsa dell’immancabile  plastico del luogo del delitto nel salotto di Bruno Vespa con la partecipazione degli avvocati difensori, dei soliti specialisti del crimine che analizzano, spiegano, approfondiscono, giudicano, dei giornalisti cosiddetti specializzati, del solito politico raccomandato che si deve far vedere, di una qualche femmina adeguatamente scosciata per l’audience. Manca solo la povera  vittima, un’assenza giustificata, comunque.

Poi c’è il salotto televisivo pomeridiano con l’immancabile inviato sul posto che è sul posto ma che, poverino, non può assolutamente dire niente di più o di nuovo di quello che sanno in studio, ma fa tanto scena perché è (brivido!) proprio davanti alla villetta del crimine, alla fossa dove hanno trovato il corpo martoriato della povera vittima, dalla parrucchiera che gli ha fatto le mesh proprio il giorno prima e che riferisce di non essersi accorta di nulla e che si, era “tanto brava e gentile, una persona solare!”

Ora se per il TG1 è comprensibile questo eccesso di approfondimento di notizie di cronaca nera perché, è inutile negarlo, è un telegiornale un po’ di parte per cui se si esce dal gossip e dalla nera tutte le altre notizie sono cattive e portano male al Premier (scioperi, proteste, manifestazioni, gente sulle gru, studenti a lezione fuori delle aule, scontri politici all’arma bianca eccetera) e si rischia di dare un’immagine negativa di una Italia che invece “se la passa meglio degli altri paesi europei!”, anche gli altri telegiornali vanno di pari passo e le notizie di cronaca nera sono quasi sempre in primo piano.

Se i telegiornali fossero lo specchio del cittadino italiano medio questo non potrebbe essere che un grande appassionato di delitti, meglio se truculenti e con imputati che si dichiarano innocenti e magari confessano, ma poi ritrattano con grande tenacia (con grande soddisfazione dei giornalisti e degli appassionati) anche se trovati sporchi di sangue da capo a piedi e con un coltello insanguinato in mano. E grandi appassionati di  gossip anche, e di Grande Fratello. Non dimentichiamo infatti che di fronte ai 7 milioni  mezzo di spettatori che hanno assistito alla prima puntata del programma di Fazio con Benigni, oltre 4 milioni erano sintonizzati sul Grande Fratello. Bisognerebbe domandarci chi sono questi telespettatori che ad un personaggio come Benigni preferiscono le sciocchezze di quei ragazzi costantemente in onda che si danno da fare, ben oltre se stessi, per emergere sugli altri e sullo squallore che aleggia nella “casa” con la speranza di diventare anche loro, un giorno, delle “stars”.

Sono forse quei giovani che alla domanda chi fosse Enrico Berlinguer hanno tutti detto di non sapere chi fosse, tentando anche con qualche: attore, cantante, scrittore? o quegli altri, giovani e meno giovani, che devono al dio televisione ben l’83% della loro informazione-formazione?

Noi speriamo di no e che invece i nostri giovani ci sappiano sorprendere.

Ci consoliamo per questo vedendo la straordinaria umanità che troviamo in Internet, specie nelle rubriche più adatte alla loro mentalità come Facebook e gli altri network di comunicazione globale, in cui questi ragazzi informati, formati, interessati, dimostrano di avere ancora degli ideali che non siano quelli ora comuni dell’apparire o dell’avere.

Valori come la pace, l’amore, l’accoglienza, la solidarietà, l’attenzione per l’altro, la comprensione sono infatti qualità ormai  scomparse nei nuovi giovani rampanti, figli del neoliberismo, quelli che vivono nel mondo falso della moda, dello spettacolo, delle discoteche alla moda, delle feste in locali esclusivi, con ragazzine che hanno smesso di usare la scuola e lo studio come lasciapassare per il loro futuro per affidarsi al loro corpo e alla loro giovinezza, che fanno la fila per farsi fotografare con Fabrizio Corona, che premono per frequentare la casa (e il letto, chi lo sa?) di Lele Mora. 

La televisione sta diventando, ma forse è già diventata, il nostro Grande Fratello, quello di George Orwell naturalmente, e ci sta piano piano spingendo verso un progressivo degrado sociale e culturale dove predomina il pensiero unico e valori incompatibili con una sana e serena convivenza civile.

Trilussa

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