L'analisi del nuovo articolo di Franco Gabbani si sposta questa volta nel mondo di un associazionismo antesignano, le confraternite, necessarie per togliere dall'isolamento e dal mutismo le popolazioni delle campagne, anche se basate esclusivamente sui pricipi della religione.
E d'altra parte, le confraternite, sia pur "laiche", erano sottoposte alla guida del parroco.Sono state comunque i primi strumenti non solo di carità per i più bisognosi, ma soprattutto le prime esperienze di protezione sociale verso contadini ed operai.
Alcuni hgiorni fa sono andato a fare una denuncia per un guasto in casa protetto da assicurazione. La signorina al banco prima si è accertata che tutto fosse in regola e poi quando gli ho consegnato la ricevuta della riparazione ha storto la bocca e mi ha comunicato che esisteva una franchigia di 100 euro per cui il rimborso sarà purtroppo di poche decine di euro. Ma prima mi ha dato un consiglio universale consigliandomi, in una prossima volta, di farmi furbo e di chiedere una ricevuta, anche se falsa, per un importo superiore in maniera da poter recuperare interamente la spesa annullando la franchigia.
In pratica mi ha consigliato di truffare la sua stessa agenzia. Io gliene sono stato grato perché mi sono sentito gratificato come cliente ma contemporaneamente sono rimasto sconcertato nel vedere a che punto siamo arrivati e come questo metodo della furbizia, assurto a regola di vita, stia prepotentemente soppiantando quello che a me piaceva di più, quello cioè della serietà e della correttezza.
Se la stessa dipendente si da fare per truffare la proprio compagnia (truffare è il termine adatto, altri termini come furbizia, malizia, escamotage, erosione, “ma cosa vuoi che sia” “fatto tutti così” non esprimono con altrettanta efficacia la circostanza) significa che la moralità, la correttezza, le regole in questo paese sono oramai ridotte al lumicino.
Nelle piccole come nelle grandi cose.
Per le grandi vediamo l’accusa di sentimento antitaliano e di rischio di crisi industriale solo perché la Guardia di Finanza si sta occupando della possibilità che alcune operazioni di grandi gruppi nascondano in effetti manovre per accumulare fondi neri. Come se questi, solo perché grandi e potenti, debbano o possano sfuggire non solo al rispetto delle leggi nazionali ma anche al semplice strumento di controllo sulle loro attività. Un concetto che da un po’ di tempo viene riproposto in molte e diverse occasioni ma non ha nessun fondamento giuridico in quanto si scontra con il principio assoluto che la legge deve essere uguale per tutti.
Solo apparentemente piccola è l’assegnazione fasulla di un premio ad un’artista bulgara in occasione di una mostra del cinema solo perché l’attrice premiata (di un film non passato alla mostra) è amica di un presidente.
Sembra proprio che in ogni settore della nostra società oramai sia normale non rispettare le regole, fare a meno della serietà e della correttezza, ripudiare l’onestà e che la furbizia (una forma minore ma molto grave di prepotenza) debba essere la nuova regola dell’italiano medio.
Siamo furbi ad esempio quando non pretendiamo una ricevuta di pagamento?
Un geometra mi ha fatto un piccolo disegno e gli ho chiesto la regolare ricevuta. Mi ha guardato strano, è rimasto un po’ in silenzio e poi mi ha chiesto se ero proprio sicuro di volerla perchè il conto sarebbe stato maggiore. Ho confermato la richiesta, eravamo in autunno, non ricordo con precisione il mese ma mancavano pochi mesi alla chiusura dell’anno contabile: era la ricevuta numero quattro.
Ecco questa di non chiedere, o meglio pretendere, la ricevuta non solo è una scorrettezza da codice civile, una mancanza dal punto di vista sociale, un errore dal punto di vista culturale ma anche una di quelle furbizie stupide che si ripercuotono poi su tutti noi quando chiediamo, e più spesso pretendiamo, un aiuto dallo stato sociale, sia esso un servizio per l’infanzia, un sussidio per un infermo, un contributo per una scuola.
Siamo sempre pronti a parlare di ingiustizia e chiedere rigore fiscale quando sentiamo di grandi manager remunerati con compensi milionari, di qualche attore o cantante o sportivo pescato con ingenti somme sottratte al fisco, gioiamo nella periodica scoperta di evasori totali, persone senza reddito sconosciute al fisco che vediamo condurre vite dispendiose, plaudiamo ai successi della Guardia di Finanza nella scoperta di sempre nuovi evasori. Insomma siamo ben propensi a gioire della scoperta di infedeltà fiscali quando riguardano gli altri mentre siamo molto più tiepidi e tolleranti riguardo al nostro comportamento.
Noi non riteniamo di comportarci in maniera scorretta, anzi ce ne facciamo vanto perché abbiamo risparmiato qualche euro ed ecco che il conto del ristorante lo accettiamo scribacchiato su un bigliettino di carta gialla, l’imbianchino ci tratta bene e ci leva sempre qualche cosa., il muratore non è della ditta ma viene al nero (ma costa sempre molto!), il professore medico con la ricevuta non solo ci carica l’Iva ma magari non ci tratta come gli altri perché gli abbiamo chiesto la fattura e su quell’onorario ci deve pagare le tasse, l’idraulico non parliamone: è assai se viene, se poi gli chiedi la ricevuta allora stai fresco!
E così il nostro comportamento poco sociale fa si che la nostra evasione-erosione fiscale sia la massima in Europa, che i nostri ricchi (ricordiamo che il 10% degli italiani possiede il 45% della ricchezza nazionale, ogni tanto è bene ricordarlo) sono sempre più ricchi e i nostri poveri sempre più poveri. Il divario economico, sociale e conseguentemente culturale si accentua, la scalata sociale quasi si annulla e la mancanza di risorse fa il resto.
Tagli allo Stato Sociale, tagli alle scuole, tagli all’Università, tagli ai Comuni che hanno sempre cercato di compensare, con affanno, le carenze dello stato centrale, tagli alla Giustizia con una giustizia sempre meno giusta, aumento delle tariffe, compressione dei salari reali, mancati rinnovo dei contratti dei precari, problemi al mantenimento della cassa integrazione.
Forse abbiamo risparmiato 10 euro al ristorante ma poi il conto lo paghiamo, eccome se lo paghiamo, e ce ne accorgiamo quando andiamo a chiedere allo Stato di fare lo stato, di trattarci da cittadini e di finanziare tutti quei servizi pubblici oggi sempre più ridotti all’osso e che spesso dobbiamo pagare di tasca nostra: il prezzo finale della nostra stupida furbizia.