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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

Venerdì 15 dicembre ore 15 Pisa, Stazione Leopolda, sala convegni
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San Giuliano Terme
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Da:mauro.manganelli@posteitaliane.it
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La cattiveria
La Russa: “La sinistra recida il cordone
da .....
E' chiaro che il sottoscritto ha una occupazione, .....
. . . . . . . . . . Piero ha un lavoro e uno stipendio .....
Le risposte che ci danno le destre son sempre uguali .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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IL MIO PAESE

19/12/2010 - 10:07

 

In questa rubrica non si parla di politica.

E’ giusto, il giornale deve essere di tutti e non posso certo discriminare una parte dei lettori schierandomi da una parte o dall’altra, tuttavia ci sono alcune notizie che mi colpiscono e che posso commentare perché attengono di più all’educazione, al buon senso, al senso civico e soprattutto a quel senso di Unità Nazionale che ritengo non debba mai essere messo in dubbio.

 

Mi riferisco alla campagna della Lega Nord nei confronti di uno spot trasmesso dalla Rai dove si inneggiava all’Unità d’Italia, spot prodotto in occasione del prossimo anniversario, attraverso un messaggio veicolato dai diversi dialetti regionali. Uno spot ritenuto blasfemo dal partito della Lega Nord che si è appellata al valore sociale del dialetto (padano, s’intende) come testimonianza delle proprie radici e della propria storia. Una critica spinta fino alla estrema conseguenza di invitare i propri iscritti e simpatizzanti a non pagare il canone RAI.

 

Una presa di posizione esagerata e ridicola che fa pensare non tanto alla difesa di una tradizione, su cui non si può non essere d'accordo, ma soprattutto ad un nuovo attacco all'Unità nazionale, un modo per cercare di stabilire una differenza, marcare una diversità che io considero un comportamento anticostituzionale e come un vero e reale pericolo di minare, giorno dopo giorno, iniziativa dopo iniziativa, dichiarazione dopo dichiarazione, l'unità del paese.

 

Questo episodio della lingua fa tornare in mente il vecchio maestro Manzi che dai vecchi teleschermi in bianco e nero, quegli enormi apparecchi che riempivano i salotti posizionati sul loro mobiletto a ruote col piano di vetro,  compiva la sua importante opera culturale di diffondere la lingua italiana in tutto il territorio nazionale.

 

Forse oggi sarebbe considerato, su al Nord, come un autentico brigante perchè intendeva, e la Radiotelevisone Italiana con lui, unire il paese almeno attraverso l’uso di una stessa lingua, di un medesimo modo d'esprimersi.

 

In quegli anni esistevano differenze enormi fra Nord e Sud, differenze economiche, sociali e culturali ed almeno la lingua unica poteva servire per iniziare a costruire un paese senza differenze, senza disuguaglianze e disparità penalizzanti.

 

Era il tempo in cui la televisione rappresentava davvero un servizio pubblico e forniva quelle informazioni ed anche quella formazione culturale di base  ancora molto carenti in un paese povero e dove ancora si sentivano, pesanti, le conseguenze di una guerra devastante.

 

E fu anche la TV ad innescare quell'ascesa, non solo economica ma anche culturale e sociale, quella scalata prepotente e straordinaria del paese che culminerà con il boom degli anni 60 quando la lira arriverà addirittura a gareggiare con l'oro e con il dollaro come principale moneta di scambio internazionale.

 

Con questa presa di posizione della Lega è come se si volesse tornare indietro, far girare al rovescio le lancette della storia e ritornare alla divisione del Paese in tante piccole repubbliche non tanto e non solo come uno Stato federale, di cui tanto si parla, ma come vere e proprie regioni indipendenti di cui la lingua, il dialetto, rappresenta il primo passo e il segnale di una diversità che molti, come me, non riescono a percepire.

 

E’ lo stesso federalismo visto come soluzione a tutti i mali del Paese che mi lascia perplesso.

 

Oramai ogni partito fa a gara per dichiararsi federalista, sia a destra che a sinistra, e il processo legislativo continua ad andare, a procedere, passo dopo passo.

Io non ho purtroppo questa certezza anzi ho il timore che questo benedetto federalismo non venga utilizzato come il sistema per dare finalmente al nostro meridione gli strumenti per una sua rinascita, per una risurrezione dalla sua arretratezza strutturale, dalla sua decadenza sociale, ma rappresenti invece un ulteriore passo per consolidare una differenza, quella fra un Nord sempre più ricco, di mezzi e di cultura, ed un Sud sempre più povero.

 

Ricordiamo che nel momento dell’entrata dell’Italia nella moneta unica europea già c’era stata la proposta di far entrare solo il Nord (lo avrebbe fatto con facilità) e di lasciare il Sud ancora con la lira (svalutata e debitoria) in attesa di una entrata in una fase successiva. Il tentativo fallì e l’Italia riuscì ad entrare tutta, sia pure con molti sacrifici. Ecco che i miei dubbi sulla reale efficacia e sulle reali intenzioni del federalismo prendono corpo.

 

Perché il Sud è veramente il nostro meridione.

Le maggiori industrie sono al Nord, i maggiori giornali sono al Nord, i maggiori canali televisivi pubblici e privati sono al Nord, le ferrovie dello Stato investono solo al Nord, la Sanità funziona solo al Nord. Se lo Stato investe in qualche scuola questa è al Nord.  Tutto arriva la massimo fino a Roma, ma solo per motivi pratici ed economici. Se la capitale fosse Bologna penso che il sud comincerebbe da li.

 

Invito a leggere un libro illuminante su questo argomento della differenza Nord-Sud, sulle sue cause e sulle sue motivazioni. Soprattutto sulla scarsa volontà di risolvere il problema e sui vantaggi che questa disparità riesce a creare. Si intitola “Terroni” di Primo Aprile e informa su tutto quello che di male i “Nordici” hanno fatto ai “Sudici”a partire dal 1861, anno della Unità d’Italia, e ancora prima, dalla spedizione di Garibaldi.

 

Il libro contiene un invito ai meridionali a prendere coscienza di se stessi e delle loro potenzialità, un incoraggiamento a perdere quel loro sentimento di inferiorità, di minorità imposto dalla falsa cultura del Nord, basato su nulla ma spesso accettato in maniera acritica proprio dagli stessi meridionali,  perché solo dalla consapevolezza della loro passata grandezza, dal ricupero del loro orgoglio nazionale può nascere veramente una loro rinascita culturale, economica, sociale e civile.

 

Una fiaba zen racconta di una famiglia di Uccelli del Paradiso che vivevano felici e in pace.

Non avevano avuto mai nemici, non avevano mai combattuto e non seppero difendersi quando furono attaccati da dei rapaci che ne stavano facendo strage. A milioni, oscurando il cielo, di diressero verso una montagna dove si diceva che un vecchio saggio avrebbe detto loro come fare per difendersi. Durante il loro lungo viaggio vennero ripetutamente attaccati ed uccisi a frotte dai rapaci ma giunsero finalmente alla montagna del saggio.

Vecchio- disse il più ardito –dicci il nome di Colui che ci salverà

Il vecchio alzò lentamente il capo e nella sua strana lingua disse “Trenta uccelli”.

Gli uccelli si contarono, erano trenta.

 

 

 

 

 

 

 

 

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19/12/2010 - 23:26

AUTORE:
Tribulus

Condivido.. ma il saggio aggiunse 30 uccelli si ma con le palle e visto che questi torzoli quando erano tanti si sono fatti spennare senza neanche accorgersene c'è poco da stare allegri circa il buon fine della storia.