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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

. . . non é certo colpa mia e dello mondo difficilerrimo .....
. . . anche te racconta che c'entrano i voti del 1978, .....
. . . . chiebita perché l'acqua calda la scoperse .....
Salutoni a Bruno e al suo fido fiorentino
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
D'ANNUNZIO
di Andrea Balestri
MOTTI DANNUNZIANI (part.2)

27/12/2010 - 10:53

 
 
B-MOTTI DI FIUME
1) IN DEFICIENTER  Si trova sullo stemma che Leopoldo I concesse aal città di Fiume nel 1659, sotto un'urna che versaacqua perenne,sovrastata da un'aquila ad ali spiegate.Secondo la leggenda l'acqua di Fiume serviva a guarire tutti i mali."L'Urna inesausta" del vecchio stemma fu ripresa da d'Annunzio come simbolo della città occupata dai legionari e impressa sui francobolli della "Reggenza del Carnaro".
2) IN ALTO IL FERRO Il ferro è il pugnale affilato dei legionari di  Fiume. L’esclamazione è contenuta nel discorso che D’Annunzio pronunciò il 3 Ottobre 1919 a Fiume diretta agli Arditi.
3) ARDERE ARDIRE Le due parole sono per d’Annunzio in realtà una parola sola “una sola essenza mistica come Roma-Amor”. Il poeta le pronunciò durante una festa in onore dei legionari. Fiume è per lui la città ardente per antonomasia, la città olocausta consumata dal fuoco.
4) HIC MANEBIMUS OPTIME (Qui rimarremo ottimamente).Così dicevano i legionari romani dopo aver conquistato una città e così ripetè d'Annunzio dopo aver ricevuto il comunicato ufficiale che considerravva l'occupazione di Fiume un "atto inconsiderato come dannoso".Il Comandante era era convinto che nessuno avrebbe potuto smuoverlo dalla città in cui si respirava di nuovo il "vento eroico",e a dispetto delle Grandi Potenze che negavano Fiume all'Italia.Wilson affermava che la città era croata più che italiana;Lloyd George si atteneva al Patto di Londra che davaa Fiume alla Jugoslavia;e Clemenceau in Francia, continuava a ripetere: "Fiume, c'est la lune!".D'Annunzio fece incidere il motto sulla medaglia commemorativa di Fiume accompagnato dall'immagine di una selva di pugnali o da una colonna sovrastata da un'aquila. La frase è ripetuta anche sulla medaglia con la testa di d'Annunzio disegnata dal pittore Marussig.
5) COLPIRE, FERIRE, ABBATTERE. Grido di guerra ricamato sullo stendardo della Dalmazia donato da D’Annunzio ai “Dragoni Rossi” . Assieme al motto l'immagine di tre fauc feline che si spalancano per mord
6) NON DUCOR, DUCO (Non sono guidato, guido) Motto dei legionari fiumani. E' scritto in un cartiglio posto alla base di una ghirlanda di rami di quercia.Al centro campeggia un braccio si un guerriero che impugna la lancia.
7) NON RECISA RECEDIT  Motto destinato alle Fiamme Gialle appartenenti alla Guardia di Finanza che parteciparono all’Impresa di Fiume e prestarono solenne giuramento di fedeltà alla causa fiumana.
8) ITALIA O MORTE  E’ il motto che ogni legionario potava impresso sul nastro di Fiume: rosso, giallo e blu. Titolo di un discorso tenuto dal Comandante nel Giugno 1919 per scuotere l’indifferenza degli italiani di fronte alla questione di Fiume, il grido fu ripetuto nel primo messaggio ai fiumani della vigilia della Marcia su Ronchi.
9) COSA FATTA CAPO HA Celebre frase dantesca usata da d'Annunzio per sancire la sua impresa divenuta dopo pochi giorni gia' leggendaria.Per i Poeta la parola "capo" ha il doppio significato di "principio" e di "comandante". d'Annunzio fece disegnare per il motto,da Adolfo De Carolis,la figura di un nodo tagliato da un pugnale: rappresenta il nodo scorsoio che il presidente Wilson aveva messo intorno alla gola dell'Italia,stabilendo le umilianti condizioni di pace. Il motto fu gridato dal Comandante il 12 settembre 1920 nell'annunciare che avrebbe inviato al Senato americano la nuova delibera del Consiglio di Fiume contro il Patto di Londra.
10) FERRUM EST QUOD AMAT (E’ il ferro che ama) Frase pronunciata dal Comandante in occasione della consegna del “Pugnale votivo”. Nel Gennaio 1920 le donne di Fiume offrirono al Poeta un pugnale cesellato in oro e argento come simbolo della ribellione e della Resistenza. Era questa la risposta alla decisione di Nitti, allora capo del governo italiano. “Il ferro è l’estremo cuore del destino” commentò D’Annunzio dopo avere fatto affiggere ai muri della città dei manifesti contro Nitti soprannominato Cagoja.
11) VIVA ROMA SENZA ONTA  Saluto rivolto ai romani nel messaggio lanciato da 2 aerei del Comandante sulla capitale il 20 Settembre 1920. Ad un anno dall’occupazione fiumana, il poeta è più che mai convinto di trascinare tutta l’Italia dalla sua parte di Fiume e della Dalmazia italiana. D’annunzio ricorda il giuramento di fedeltà alla lotta per la causa di Fiume che ottenne dal popolo dopo il suo discorso a Piazza delle Terme nel Maggio 1919. In questo messaggio egli esprime la volontà di tornare a Roma a prendere le novissime  armi che i romani gli daranno. Un desiderio che Mussolini certamente non scordò conoscendo il pericoloso carisma del Comandante esercitava sulle folle. La Marcia su roma, due anni dopo, ebbe luogo in Ottobre proprio per prevenire la celebrazione della  vittoria , il 4 Novembre cui doveva partecipare D’Annunzio.
12) ME NE FREGO  Il motto, è ricamato, in oro al centro del gagliardetto azzurro dei legionari fiumani. Un motto, crudo, come lo definì D’Annunzio, tratto dal dialetto romanesco, ma a Fiume disse il Comandante:
“La mia gente non ha paura di nulla, nemmeno delle parole"
 Il motto appare per la prima volta nei manifesti lanciati dagli aviatori della Squadra del Carnato su Trieste.
13) CUM LENITATE ASPERITAS (Le difficoltà vanno trattate con dolcezza)  Ecco uno dei motti creati da D’annunzio per scopi pubblicitari, in questo caso per la ditta di profumi di Bologna, LEPIT, naturalmente dietro un ingente compenso. Altre industrie italiane, come la SAIWA, ma le sue pubblicità avevano sempre un certo stile, ecco poi alcuni nomi dati dal poeta: La Fiumanella, La brezza del Carnaro, La rosa degli Uscocchi, Il Lauro di Laurana, L’ardore del Carso, La Liburna, L’alalà. Tutti nomi ispirati come si vede alla passione di Fiume, tutti disegnati sul vetro di Murano dal De Carolis.
14) FISSO L’IDEA  E’ un altro dei motti del Poeta; fu creato per gli inchiostri SANRIVAL nel Novembre 1921. Alla frase si accompagna il disegno di un uomo nudo visto di spalle, in ginocchio davanti ad una parete bianca dove scrive con una penna d’oca gocciolante di inchiostro. In una lettera pubblicata dalla Ditta, d’Annunzio ringrazia per “ aver riempito così generosamente il calamaio disseccato” E manda in cambio una copia del Notturno trascritto in parte con il nerissimo dono.
15) UNO CONTRO UNO; UNO CONTRO TUTTI Motto degli Arditi, gridato durante le esercitazioni militari in truppe compatte che avvenivano sulla piazza principale di Fiume. Per il Comandante la piazza era come l’arengo degli antichi Comuni dove si celebravano le feste e si tenevano discorsi.
16) FATICA SENZA FATICA Antica espressione Toscana dell’epoca dei Comuni che d’Annunzio usò come motto. Inciso fra rami di lauro e sovrastato da una fiamma rossa, si riferisce ad una forma spiritualizzata del lavoro umano. Il Comandante cita il motto alla fine del XIX Statuto della Reggenza del Carnaro, disegno del nuovo ordinamento dello Stato libero di Fiume.
17) ARDE E NON LUCE, PERCHE’ NON SI SPENGA. Motto scritto sotto un cartiglio posto sotto una fiamma sovrastata da una corona di spine.
18) SI SPIRITUS PRO NOBIS, QUI CONTRA NOS? (Se lo spirito è con noi, chi potrà andare contro di noi?) Parafrasi della frase biblica “Si Deus pro nobis, qui contra nos?” Il motto precede i 65 articoli della Carta del Carnaro; d’Annunzio fece ricamare al centro del grande vessillo rosso della Reggenza, issato a Fiume nel Settembre 1920. Ora il gonfalone si trova nella Stanza delle Reliquie  al Vittoriale (12) Raffigura le 7 stelle ell’Orsa, racchiuse dal cerchio formato da un serpente d’oro che si morde la coda, simbolo dell’eternità.
19) A NOI ! Risposta alla enfatiche domande poste ai legionari durante la Festa di San Sebastiano, il 20 genneio 1920: "A chi la forza?" "A noi."  "A chi la fedeltà?" "A noi." "A chi la vittoria?" "A noi."  Ma alla fine di quello stesso anno la domanda ai fedeli legionari cambiava: dopo il "Natale di sangue" era svanito ogni entusiasmo , non c'erano che morti e feriti in una città "assassinata" sulla quale il Comandantee non può che gettare un alalà funebre.E conclude: "A chi l'ignoto?" "A noi."
20) MORI CITIUS QUAM DESERERE (Morire piuttosto che rinunciare) Motto donato da d’Annunzio ai legionari abruzzesi, il 28 Novembre 1920, quando la situazione a Fiume era divenuta ormai insostenibile. Sul gagliardetto l’immagine di un uomo di tipo cinghialesco.
21) VIVA L’AMOR ALALA’ E’ questo l’ultimo grido che il Comandante rivolse ai fiumani prima di abbandonare la città (olocausta). Il 7 Gennaio 1921 tenne il discorso di congedo dall’alto del balcone Comunale, dopo avere pregato davanti alle tombe del Natale di Sangue.
NON TIMEO CULICES (Non temo zanzare)  E’ il motto di Sigismondo Malatesta che d’Annunzio fece incidere sugli anelli con rubino, destinati agli amici. Ne mandò uno in dono anche a Mussolini all’indomani della sua nomina a Principe di Montenevoso.
CAVE CANEM AC DOMINUM (Attenti al cane e al padrone) Ironica variante dell’avvertimento che si trova comunemente ai cancelli delle Ville private. D’Annunzio pose la scritta, evidentemente destinata agli importuni, tra cui i numerosi creditori, su uno dei due pilastri di pietra all’entrata della Capponcina. Sull’altro era scritto “Noli me tangere”. Non mancavano certo i cani, dove alla casetta fece scrivere “Fidelitas”.
ET QUID VOLO NISI UT ARDEAT? (Cosa voglio affinchè se non arda ?) Motto biblico che il Vate lo fece incidere sulla cornice della biblioteca alla Capponcina. Divenne più tardi uno dei motti che doveva eccitare negli animi la passione per la Patria.

 

Andrea Balestri

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15/9/2017 - 15:40

AUTORE:
Luigi

Per quanto concerne il motto in oggetto, tengo a precisare che è stato pubblicato ben 300 anni prima su varie opere ove presumibilmente il poeta ha copiato, in merito vgs
https://www.luigialbano.it/nec-recisa-recedit.html