L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia.
Questi poveri aironi guardiabuoi sembrano tanti befanotti con la schiena curva dal carico dei doni che portano, insieme alla Befana, in questa stagione nevosa e in questi giorni in particolare.
Sarei poco originale ora se facessi la storia, seppur breve, dell'Epifania e mi limito solamente a riportare una dolce leggenda del perchè la Befana, impersonata da una vecchia, si festeggia il 6 Gennaio, giorno che ricorda la visita dei Re Magi a Gesù Bambino.
"Tre re, Melchiorre, Baldassarre e Gaspare, partirono da paesi diversi, forse la Nubia, la Godolia e Tharsis, per portare doni a Gesù: oro, incenso e mirra.
Attraversarono molti paesi seguendo una stella, e in ogni luogo in cui passavano, gli abitanti accorrevano per conoscerli e unirsi a loro.
Ci fu solamente una vecchietta che in un primo tempo,voleva andare, ma all'ultimo minuto cambiò idea, rifiutandosi di seguirli. Il giorno dopo, pentita, cercò di raggiungere i Re Magi, che però erano già troppo lontani. Per questo motivo la vecchina non vide Gesù Bambino.
Da allora, nella notte fra il cinque e il sei Gennaio, volando su una scopa con un sacco sulle spalle, passa per le case a portare ai bambini buoni i doni che non ha dato a Gesù".
Così come non sarebbe originale riportare la filastrocca della befana con le scarpe rotte e 'r culo tondo, quindi ecco una strana canzoncina, "La Befana Trulallalà" cantata da Gianni Morandi nel 1978:
Trullalà Trullalà Trullalà
La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte,
con la calza appesa al collo
col carbone, col ferro e l’ottone.
Sulla scopa per volare.
Lei viene dal mare. Lei viene dal mare.
E la neve scenderà
sui deserti del Maragià
dall’Alaska al Canadà
E partire lei dovrà
e cantando partirà
da ciociara si vestirà
con il sacco arriverà
la bufera vincerà
E cantando trullalà
la Befana arriverà
Trulallà Trullalà Trullalà
Un bambino, grande come un topolino,
si è infilato nel camino
per guardarla da vicino.
Quando arriva la Befana
senza denti
salta, balla, beve il vino.
Poi di nascosto s’ allontana
con la notte appiccicata alla sottana.
E un vento caldo soffierà
sui deserti del Maragià
dall’Alaska al Canadà
Solo una stella brillerà
e seguirla lei dovrà
per volare verso il nord
e la strada è lunga
ma la bufera vincerà
E cantando Trullalà
la Befana se ne va.
E cantando Trullalà
Truallalero Trullalà
Trullalà Trullalà Trullalà
Lo spirito beffardo e toscanaccio fece un suo colpo a spregio dei francesi che si erano impadroniti del Granducato di Toscana, chiamando a gran voce "Befane" le donne vizze incipriate e imparruccate che i funzionari d'Oltralpe avevano al loro seguito, contrabbandando come un complimento il nome della vecchietta con il sacco, al posto di Bellefamme, leggerissimamente corretto italianicamente, come credevano di capire gli usurpatori.