L'analisi del nuovo articolo di Franco Gabbani si sposta questa volta nel mondo di un associazionismo antesignano, le confraternite, necessarie per togliere dall'isolamento e dal mutismo le popolazioni delle campagne, anche se basate esclusivamente sui pricipi della religione.
E d'altra parte, le confraternite, sia pur "laiche", erano sottoposte alla guida del parroco.Sono state comunque i primi strumenti non solo di carità per i più bisognosi, ma soprattutto le prime esperienze di protezione sociale verso contadini ed operai.
Avvocato, scrittore, poeta, Pietro Gori nasce a Messina il 14 agosto 1865 da Francesco e Giulia Lusoni. La famiglia è originaria dell’Isola d’Elba, il padre è ufficiale di stato maggiore dell’esercito regio, la madre è originaria di Rosignano Marittimo, mentre il nonno è stato ufficiale della Vecchia Guardia di Napoleone I.
A Livorno, dove la famiglia si stabilisce nel 1878, Pietro compie gli studi classici e, giovanissimo, aderisce a una "Associazione Monarchica" dalla quale viene espulso per imprecisate "indelicatezze", collaborando anche al periodico romano «La Riforma» con "articoli moderatissimi".
Arriva a Pisa alla metà degli anni Ottanta e si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza. Come segretario dell’Associazione Studentesca organizza, nel 1888, una commemorazione di Giordano Bruno. In questa fase la polizia gli attribuisce simpatie socialiste e stretti rapporti con i repubblicani.
Si laurea nel 1889, discutendo con Francesco Carrara una tesi di sociologia criminale. È proprio durante il soggiorno pisano che Gori matura quelle scelte e quelle esperienze che faranno della sua la voce più ascoltata del socialismo anarchico nell’intera regione.
Conferenziere fecondo, animatore e coordinatore dei gruppi anarchici locali, polemista vivace, la sua voce trova espressione e risonanza, oltre che in raccolte di versi, in pamphlet e opuscoli di argomento politico e sociale, che incontrano una diffusione certo non comune per l’epoca e la zona. Il primo di tali libelli, dato alle stampe nel maggio del 1889, col titolo di Pensieri ribelli, riscuote un buon successo grazie anche all’inaspettata pubblicità procuratagli dal sequestro, ordinato dalle autorità il 12 maggio 1889, e dal successivo processo – il primo della lunga serie subita da Gori – cui è sottoposto l’autore per alcune affermazioni contenute nell’opuscolo.
Il pamphlet illustra i princìpi del comunismo anarchico che Gori ha il merito di esporre con semplicità ed efficacia. Dopo aver sostenuto l’origine ingiusta della proprietà privata – frutto del furto quotidiano del lavoro degli operai, autorizzato dalle leggi a vantaggio di pochi sfruttatori – e aver denunciato l’oppressione dominante nell’"attuale società" – consentita da istituzioni come l’autorità, la patria, la famiglia, Gori auspica una "società nuova" basata sulla proprietà comune, sul lavoro "liberato" e sul noto principio "da ciascuno secondo le proprie forze, a ciascuno secondo i propri bisogni".
il 1° maggio 1890 una manifestazione di lavoratori, con corredo finale di scontri tra "la folla varia di operai, di marinai, di studenti" e "gli assoldati di polizia", porta Gori con altri 27 studenti e operai in tribunale, accusato di "ribellione ed eccitamento all’odio fra le diverse classi sociali" nonché indicato come organizzatore dello sciopero preparato per "la prima pasqua del lavoro".
Arrestato il 13 maggio, è processato e condannato a un anno di reclusione, condanna che in appello sarà ridotta a sei mesi. In seguito si trasferì a Milano dove esercitò la professione di avvocato presso lo studio di Filippo Turati.
Nel gennaio 1891, sostenne le tesi malatestiane al Congresso di Capolago in cui si decise la fondazione del Partito Socialista Anarchico Rivoluzionario. Verso la fine dell'anno, inizia le pubblicazioni de "L'amico del popolo", un giornale che si autodefiniva "socialista anarchico" e di cui uscirono 27 numeri, tutti sequestrati, che gli procurarono altri Il 14 agosto 1892 al congresso nazionale delle organizzazioni operaie e socialista tenutosi a Genova. Gori fu tra i più strenui oppositori della maggioranza riformista che decise di dar vita al Partito dei Lavoratori Italiani che si trasformò poi in Partito Socialista Italiano.
Ormai ben conosciuto dalla polizia - una nota riservata del Ministero degli interni del 22 novembre 1891 diretta a tutti i prefetti del Regno chiedeva che venisse sottoposto a "speciale sorveglianza - all'approssimarsi del primo maggio veniva sistematicamente arrestato per motivi cautelari.
Durante una di queste detenzioni, proprio nel 1892, scrisse nel carcere di San Vittore il testo di una delle sue canzoni più note: "Inno del primo maggio". La sue prime opere poetiche - "Alla conquista dell'Avvenire" e "Prigioni e Battaglie" - pubblicate nei mesi successivi andarono ben presto esaurite nonostante la tiratura fosse di ben 9000 copie.
Dopo l'approvazione voluta dal governo Crispi di tre liberticide leggi anti-anarchiche (luglio 1894) Gori, che era restato in corrispondenza con Sante Caserio, da lui difeso in un processo a Milano, fu accusato dalla stampa borghese di essere l'ispiratore dell'omicidio del Presidente francese Sadi Carnot e, per evitare una condanna a cinque anni di carcere, fu costretto a fuggire a Lugano. Nel gennaio 1895 fu arrestato con altri diciassette esuli politici italiani e, dopo due settimane di carcere, fu espulso insieme a loro dalla Svizzera. Per l'occasione compose i versi di quella che è la più nota canzone anarchica: Addio a Lugano.
Nell'estate 1896 torna a Londra per partecipare, come delegato delle organizzazioni operaie statunitensi, ai lavori del secondo Congresso dell'Internazionale socialista in cui ribadisce le sue tesi anarchiche. Nella città inglese si ammalò gravemente e fu ricoverato al National Hospital.
Grazie all'interessamento di alcuni parlamentari, il Governo gli concesse di rientrare in Italia anche se lo obbligò, almeno inizialmente, a risiedere all'Isola d'Elba. Una volta rientrato riprese i contatti con il movimento anarchico e quindi l'attività di avvocato in difesa dei compagni e la collaborazione a pubblicazioni periodiche anarchiche tra cui l'"Agitazione" di Ancona.
Nel 1898 l'aumento dei prezzi del pane provocò tumulti in tutta Italia a cui il Governo risponse con il pugno di ferro. I morti del 7 maggio a Milano (il cui numero varia dagli 80 dei dati ufficiali agli oltre 300 secondo gli oppositori), quando il generale Bava-Beccaris ordinò all'esercito di sparare sulla folla, sono solo la punta dell'iceberg; non meno feroce fu infatti la repressione delle organizzazioni politiche e sindacali di sinistra a seguito della quale Gori fu costretto ad un nuovo esilio per evitare la condanna - a dodici anni - che gli venne inflitta in contumacia.
Da Marsiglia si imbarcò alla volta del Sudamerica. Qui si fece conoscere sia per la sua attività politica sia per quella scientifica. Infatti, oltre ad essere tra i promotori della Federazione operaia regionale argentina, tenne corsi di criminologia all'Università di Buenos Aires e fondò la rivista "Criminologia moderna".
Grazie ad un'amnistia e per problemi familiari oltre che di salute, nel 1902 rientrò in Italia e, l'anno successivo, insieme a Luigi Fabbri fondò la rivista "Il pensiero". Se si esclude un viaggio in Egitto e Palestina nel 1904, passò i pochi anni della vita rimastigli nelle consuete attività di attivista politico, di scrittore e di avvocato difensore dei compagni arrestati.
Morì l'8 gennaio 1911 a Portoferraio lasciando un'ampia produzione letteraria che spazia dal saggio politico al teatro, dalla criminologia alla poesia oltre alle arringhe e alle conferenze.
La città di Portoferraio gli ha dedicato la piazza principale del Paese, dove ha sede il municipio.
È sepolto nel cimitero di Rosignano Marittimo. A Rosignano il suo monumento venne semidistrutto negli anni Trenta da uno squadrone fascista (ancora si trova a ricordo nella cappella di famiglia); vent'anni dopo la sezione comunista del paese gli dedicò un nuovo monumento ancora presente sul luogo.
Addio Lugano bella o dolce terra pia
scacciati senza colpa gli anarchici van via
e partono cantando con la speranza in cor.
E partono cantando con la speranza in cor.
Ed è per voi sfruttati per voi lavoratori
che siamo ammanettati al par dei malfattori
eppur la nostra idea è solo idea d'amor.
Eppur la nostra idea è solo idea d'amor.
Anonimi compagni amici che restate
le verità sociali da forti propagate
è questa la vendetta che noi vi domandiam.
E questa la vendetta che noi vi domandiam.
Ma tu che ci discacci con una vil menzogna
repubblica borghese un dì ne avrai vergogna
noi oggi t'accusiamo in faccia all'avvenir.
Noi oggi t'accusiamo in faccia all'avvenir.
Banditi senza tregua andrem di terra in terra
a predicar la pace ed a bandir la guerra l
a pace per gli oppressi la guerra agli oppressor.
La pace per gli oppressi la guerra agli oppressor.
Elvezia il tuo governo schiavo d'altrui si rende
d'un popolo gagliardo le tradizioni offende
e insulta la leggenda del tuo Guglielmo Tell.
E insulta la leggenda del tuo Guglielmo Tell.
Addio cari compagni amici luganesi
addio bianche di neve montagne ticinesi
i cavalieri erranti son trascinati al nord.
E partono cantando con la speranza in cor.