Nei suoi numerosi articoli sulla storia del territorio, Franco Gabbani ha finora preso come riferimento, personaggi o avvenimenti storici, inquadrandoli nella cornice degli usi e delle norme dell'epoca.
Questa volta prende spunto da situazioni e argomenti curiosi, spigolature come le chiama.
Al di là dei fatti precisi, quello che colpisce particolarmente, è il linguaggio usato nei documenti, non solo formale e involuto, come da sempre ci ha abituato la burocrazia, ma spesso anche di difficile comprensione, esplicitando l'evoluzione continua della lingua e dei termini.
INTERVENTO
IL COLLEGIO DEI DOCENTI UNITARIO
E IL CONSIGLIO DI ISTITUTO
del I.C. "Livia Gereschi" di San Giuliano Terme (fraz. Pontasserchio) esprimono il proprio sconcerto per le affermazioni offensive che il Presidente del Consiglio, onorevole Silvio Berlusconi, ha rivolto ai docenti della Scuola Pubblica Italiana e la propria profonda amarezza nel constatare che la Ministra del MIUR, sig.ra Maria Stella Gelmini, abbia palesemente avallato le dichiarazioni del Premier, contraddicendo quanto affermato all’atto della Sua candidatura:
"Questo è il momento di affrontare il nostro obbligo morale di garantire a ogni bambino un’educazione di primo livello, perché questo è il minimo che serve per competere in un’economia globale. (…) Recluterò un esercito di nuovi insegnanti, pagherò loro retribuzioni più alte e darò loro maggiore supporto. E, in cambio, chiederò standard educativi più elevati ed affidabili".
Le famiglie che iscrivono i loro figli nelle nostre scuole domandano un’ educazione all'altezza dei cambiamenti epocali che registriamo quotidianamente nella nostra società e confidano nella nostra "appassionata" professionalità nel difendere e diffondere i valori e i principi della Costituzione Repubblicana. Piero Calamandrei in occasione del III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale tenutosi a Roma l’11 febbraio 1950, affermò, tra l’altro, che "la scuola pubblica è "organo costituzionale (…) perché serve a risolvere quello che è il problema centrale della democrazia: la formazione della classe dirigente, non solo (…) politica".
Ora, come non mai, è evidente che l’attuale Governo non ha avuto nemmeno la decenza di dare alla cosiddetta "riforma Gelmini" una minima impronta di dignità culturale. Al contrario. L’ obiettivo che sottende è quello di distruggere la qualità del nostro sistema educativo e formativo, sistema di gran lunga preferito dall’utenza alle scuole private, le quali svolgono comunque una funzione pubblica. Infatti, hanno l’onere di uniformarsi alle Statali (Art. 33 della Costituzione) proprio per evitare che l’ istruzione a pagamento si fondi prioritariamente sul profitto, sulle facili promozioni e, talvolta, sullo sfruttamento del corpo docente.
Ora, come non mai, è attuale quel discorso del prof. Calamandrei, il quale profetizzò: "Facciamo l’ipotesi…" e descrisse mirabilmente una possibile situazione di pericolo per la scuola: quella che stiamo attualmente vivendo. In questi due anni abbiamo subito tali e tanti tagli di organico e di risorse economiche che ormai solo coloro che sono in mala fede possono pensare che questi interventi siano state messi in atto per raggiungere livelli di maggior efficacia ed efficienza. Meno docenti, meno sostegno, meno supplenti, meno collaboratori, meno assistenti e tecnici, meno ore d’insegnamento, meno computer e sussidi indispensabili, meno materiale di facile consumo, meno sicurezza, meno pulizia. Tagli lineari, senza valutazione né conoscenza delle situazioni.
Ed è sempre più un sogno il reintegro di un miliardo e mezzo di euro che il Ministero deve alle scuole per le supplenze. E’ paradossale e inaccettabile che il Presidente del Consiglio dei Ministri attacchi frontalmente la scuola pubblica del Paese che rappresenta e che ha l’obbligo di governare. E’ paradossale e inaccettabile che gli insegnanti ed il personale tutto della scuola siano umiliati e maltrattati in forma così aggressiva e pregiudiziale. Nonostante tutto questo l’opinione delle famiglie italiane non si è fatta attendere né confondere: meglio una scuola privata di tutto che una scuola privata!
Le nostre scuole sono luoghi di democrazia vissuta con entusiasmo e non sono, e non saranno mai, luoghi in cui si nega il pensiero critico e libero né sono, né saranno mai, luoghi nei quali si discrimina l’extracomunitario, il "terrone", l’ handicappato e l’indigente. NON UNO DI MENO. Questa, ripresa da Don Milani, è la nostra "ideologia" o, per essere più precisi, lo "sfondo integratore" che coniughiamo, faticosamente ma convintamene, con l’educazione alla Pace e alla Solidarietà.