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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
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ITALIANI, BRAVA GENTE
di Trilussa

13/3/2011 - 8:56

 
”Questa storia comincia con un malato cardiaco che sta morendo in ospedale. E con un cuore nuovo a bordo di un aereo ambulanza, fermo sulla pista in attesa di spiccare il volo. Fra il malato e il cuore ci sono 400 chilometri e un cielo pieno di neve. In sala operatoria tutto è pronto per l’espianto del cuore guasto, eppure il chirurgo frena: prima, dice, assicuriamoci che l’aereo parta davvero. Scelta giusta numero 1: la saggezza. Sulla pista nevica fitto, non ci sono le condizioni per decollare, ma il pilota e l’équipe medica sanno che è questione di vita o di morte e così decidono di mettere in gioco la loro, di vita. Scelta giusta numero 2: il coraggio. L’aereo prova ad alzarsi, ma la tormenta lo sbatte a terra, costringendolo a piegarsi su un’ala. Tutti sani e salvi tranne il cuore, che l’urto ha reso inservibile. Nessuno recrimina, nessuno perde la testa. Viene lanciato un appello per un cuore nuovo. Scelta giusta numero 3: il carattere. La fortuna ha un debole per i forti: il cuore viene subito trovato e condotto a destinazione in tempo utile per salvare il paziente. Intanto ha smesso di nevicare e l’aereo azzoppato può decollare: dal cuore inservibile i medici riescono comunque a recuperare due valvole. Serviranno ad altri malati. Il gesto di un eroe dipende, in fondo, da un uomo solo. Mentre questa storia è meravigliosa perché allinea una serie ininterrotta di gesti giusti compiuti da un numero rilevante di persone. Che sia potuta succedere in Italia (fra Torino, Lecco e Forlì) è una di quelle notizie che fanno davvero bene al cuore.”
 
Forse, in fondo, leggendo questa storia raccontata da Massimo Gramellini, non siamo come ci vogliono far credere. Forse, sempre in fondo, se possiamo decidere il da farsi senza troppi condizionamenti ma seguire solo quello che ci dice il cuore, se ci lasciamo guidare solo dal nostro animo, dalla nostra coscienza mostriamo veramente il nostro lato buono, il lato migliore di noi. Un lato di solito nascosto sotto uno spesso strato di ipocrisia televisiva, offuscato dai cattivi esempi di una politica spettacolo, sminuito a livello internazionale da comportamenti da operetta di alcuni nostri rappresentanti, condizionato in parte anche da una situazione economica molto difficile dove i gesti di altruismo sono diventati merce rara. Perché quando c’è poco da dividere è assai difficile farlo.
 
Ci vogliono queste occasioni particolari, le emergenze, le situazioni critiche o drammatiche in cui emerge prepotente la vera indole dei nostri connazionali. Situazioni di emergenza o di urgenza dove noi diventiamo diversi dagli altri, ci scopriamo pronti al sacrificio, disposti all’empatia con chi soffre, con chi ha bisogno, con chi è in difficoltà.
 
Un esempio abbastanza illuminante è il nostro comportamento nelle missioni internazionali di pace, dove i nostri soldati sono universalmente considerati i migliori in assoluto nel difficile compito di mantenere i rapporti con le popolazioni indigene.
 
Rimaniamo comunque invasori ed io resto di questa opinione anche se non mi spingo, come fa qualcuno, a chiamare “partigiani” i talebani e tutti gli altri che mettono gli ordigni sulle strade e fanno strage di civili innocenti. Devo però ammettere che questi sono a casa loro e siamo stati noi ad andare con le armi nel loro paese. Così come non mi sembra che siamo lì per portare loro la democrazia ma ritengo molto meno nobili i motivi che hanno spinto la coalizione ad occupare il loro paese. Tuttavia tutti riconoscono che i militari italiani abbiano un modo di comportarsi nei confronti delle popolazioni indigene tale da renderli ben accetti o almeno apparentemente meno sgraditi rispetto ai contingenti degli altri paesi.
 
Rimaniamo quindi, pur nella momentanea crisi economica del paese, un popolo di persone generose, pronte a mobilitarsi nelle sciagure, a dare aiuti nelle difficoltà.
Questo è vero specie al sud dove possiamo vedere giornalmente nelle interviste rilasciate dalla popolazione residente la compostezza e la partecipazione dei cittadini di Lampedusa all’arrivo massiccio degli immigrati. Nonostante sia una specie di invasione i cittadini hanno sempre usato parole di comprensione nei confronti di queste persone in grave difficoltà che fuggono dalla guerra nei loro paesi d’origine, giovani che cercano un futuro nel nostro bel paese condannati, nel migliore dei casi e se riescono a fuggire al richiamo della criminalità,  a sopravvivere facendo lavori da schiavi in Puglia o vendendo scadenti orologi e occhiali da sole sulle nostre marine.
 
Eppure in quelle genti del sud trovi una grande solidarietà, una grande partecipazione emotiva alle sventure di questi poveri immigrati, una solidarietà che sembra però diminuire ma mano che si sale su per lo stivale fino a  scomparire completamente nelle regioni del nord, specie in quel nord-est che li vede come invasori, delinquenti, assassini e ladri di lavoro al buon cittadino padano.
Poi se alla richiesta di 50 panettieri con un contratto di lavoro che comprende turni di notte c’è un unico aspirante anche al nord dovrebbero riflettere sulla necessità della presenza di questi immigrati in alcuni settori produttivi disertati da tempo dai padani.
 
Comunque gesti di una tale generosità ed intelligenza ci fanno ricredere sulla nostra condizione di svagati e ci danno la speranza che oltre questo momento di individualismo, egoismo e apatia, sotto la scorza ora obbligatoria del furbismo e dell’ apparire qualcosa di buono nell’italiano medio sia rimasto.
 
Perche è sempre più difficile sfuggire all’omologazione, alla cattura e all’adeguamento anche involontario a modelli comportamentali che non sono mai stati nostri, una freddezza di comportamento e di cinismo che non sono nella nostra storia. Una storia piena di atti di eroismo e di partecipazione non solo per la difesa della patria ma anche nei confronti delle popolazioni più deboli o perseguitate come gli ebrei durante il secondo conflitto mondiale, come le donne in molte parti del mondo, per chi ha subito eventi calamitosi, per chi ancora oggi subisce soprusi.
 
L’onestà, l’onore, e anche un sentimento nobile come la vergogna sono diventati sempre più rari ed il mito del denaro, del potere condiziona sempre più profondamente i nostri comportamenti. Anche le vicende più altruistiche, le storie dove emergono sentimenti di solidarietà e bontà sono sempre più spesso viste come se in fondo ci fosse comunque un interesse personale; la politica non è più vista come una missione nobile o un  incarico temporaneo al servizio del paese ma semplicemente finalizzata al proprio arricchimento, alla realizzazione dei propri affari, alla sistemazione dei propri affiliati o parenti, al raggiungimento di una permanente posizione di privilegio sociale ed economico.
 
Sembra scomparsa la figura del buon samaritano e i buoni sentimenti sono spesso nascosti o repressi per non apparire  diversi e qualche volta anche per non correre dei rischi di cattiva interpretazione: un complimento ed un gesto di affetto ad un bambino sconosciuto oggi può essere rischioso, una gentilezza ad una signora può essere considerata un’avance, mentre in ambito civile la richiesta di una ricevuta appare una provocazione, la pulizia di un tratto di strada pubblica un ingerenza, una richiesta di contributo per un ente caritatevole una truffa, una donazione di sangue un commercio, un comportamento gentile una eccezione, una risposta ad uno sportello pubblico quasi un miracolo.
 
In questa nostra società individualista e decadente un gesto come quello riportato all’inizio fa sentire bene, ci riappacifica con il mondo e alimenta una speranza, quella che non tutto sia perduto e che possiamo tornare ad essere quello che siamo stati per tanti anni: poveri, maleducati, spacconi, analfabeti, disorganizzati, ma sempre e comunque “italiani brava gente”.

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Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
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14/3/2011 - 12:11

AUTORE:
b.b.

Sono passato tante volte nella mia vita per "credinciano" ma continuo a credere.
L'insegnamento di Antonio Gramsci e di Enrico Berlinguer porta a credere e..se ognuno porta il suo mattoncino alla causa, il buon vivere è alla portata di tutti.
La ricchezza prodotta dal progresso vero permetterebbe a tutti gli abitanti di questo mondo serenità e voglia di vivere, invece noi occidentali siamo in pieno regresso.
I liberi dai bisogni, dalle guerre e dalle paure stavano diventando la quasi totalità dei nostri popoli cosiddetti avanzati e..trak..
Noi Italiani dopo anni di rincorse forsennate per raggiungere il benessere e le buone regole dei nostri vicini transalpini siamo ripiombati nella tenebra e nella menzogna totalizzante.
Giornali, TV, Cinema, tempi di lavoro, di studio e tempo libero sono egemonizzati da un unica persona in perfetto stile Leninista/Stalinista/Mussoliniano e..però visto con il senno di poi: siamo allo scadere del ventennio ed i regimi della menzogna e della paura (per ora) più di tanto non han durato ed ora mi sento di dire: ben venga un'altro /68 Francese ed Italiano che ci liberò da tante ipocrisie borghesi e altri 20/30 anni come quelli li rivivrei volentieri poi, se non siamo o non saranno capaci di garantirsi buone regole, pazienza; la storia difficilmente si ripete ma: insegna e staremo una volta ciascuno in collo a mamma!

14/3/2011 - 10:15

AUTORE:
Pippo l'Ortolano

Io vorrei con tutto il mio cuore dare ragione alle parole di Trilussa, ma temo purtroppo, che la realtà sia ben diversa da quanto afferma o porta all’attenzione. Infatti è avvilente doversi attaccare, per autoassolverci, ad un così alto gesto di altruismo compiuto da poche persone per quel trapianto, ma che rimane solo un gesto isolato o forse uno di pochi altri. Non dobbiamo nascondere i fatti che quotidianamente leggiamo sui giornali e che conosciamo molto bene ed è inutile riportare. E’ vero che bisogna seguire e stigmatizzare i buoni esempi, ma occorre realisticamente ricordare che siamo circa 50 milioni di persone che fanno la cronaca di tutti giorni e mi sembra troppo semplice, per sentirci buoni, aggregarci idealmente a questi pochi esempi di vero eroismo. Se loro sono stati eroi, noi milioni di persone dobbiamo sempre dimostrarlo. Non si tratta di bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno, si tratta di poche gocce dentro un lago.

13/3/2011 - 9:18

AUTORE:
b.b.

...scrivere e leggere una bella paginata cosi ci fa ben sperare che non tutti noi ci muoviamo per ricchezza immediata ma...anche con piccoli gesti cosi, manifestiamo un nuovo cammino civile.
Grazie Trilussa