In questo nuovo articolo di Franco Gabbani le vicende storiche, incentrate tra la fine del '700 e l'inizio dell'800, travalicano i confini della Valdiserchio, come già accaduto in diverse occasioni, e d'Italia, espandendosi in Europa.E' la storia di un giovane costretto a seguire la carriera militare per problemi e ripicche amorose, con l'inevitabile nefasta conclusione, raccontata utilizzando le stesse parole dell'ussero, che ci danno uno spaccato di un'esistenza iniziata negli agi della famiglia gentilizia e terminata sui campi di battaglia
Nel volto umano è scritta la storia dell'umanità
Guardati allo specchio! Il volto che vedi riflesso è il risultato di milioni di anni di evoluzione e riflette le caratteristiche più distintive, che utilizziamo per identificarci e riconoscerci.
E' il risultato che si è plasmato secondo i nostri bisogni, legati al mangiare, al respirare, alla vista, alla comunicazione.
Ma come si è evoluto nei millenni il volto che abbiamo, per arrivare a mostrarsi com' è oggi?
Otto, tra i massimi esperti sull'evoluzione del volto umano, tra cui l' antropologo William Kimbel, direttore dell'Istituto delle origini umane presso l'Università dell'Arizona (ASU) e docente di Storia naturale e ambientale nella Scuola di Evoluzione umana e di Cambiamento sociale della Virginia M. Ullman Foundation, hanno svolto una ricerca i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Ecology & Evolution, raccontandoci una storia durata oltre quattro milioni di anni.
Quando, all'incirca 4,5 milioni di anni fa, i nostri antenati assunsero la posizione eretta e iniziarono a camminare con un'andatura chiaramente bipede, la struttura scheletrica dell'individuo era ormai ben formata.
Gli arti e le dita erano diventati più o meno lunghi, ma si era sviluppata l'architettura funzionale della locomozione bipede.
Sono, però, il cranio e i denti a fornire una ricca varietà di cambiamenti che possono essere rintracciati nel tempo, descrivendo la storia dell'evoluzione della nostra specie.
I fattori primari della struttura mutevole del nostro viso includono un cervello in crescita e i necessari adattamenti alle esigenze respiratorie ed energetiche; ma soprattutto, i cambiamenti subentrati nella mascella, nei denti e nel viso hanno risposto ai cambiamenti nella dieta e nel comportamento alimentare.
Riprendendo e riadattando il pensiero del filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, “Siamo quello che mangiamo”. Siamo così come siamo in virtù dell'alimentazione che abbiamo seguito.
Sicuramente la dieta ha svolto un ruolo essenziale, nel nostro percorso, per poter spiegare i cambiamenti evolutivi della forma del viso.
I nostri primi antenati si nutrivano di cibi vegetali duri, che richiedevano muscoli forti e mascelle robuste per poter masticare. Le loro facce erano quindi larghe e prominenti, con ossa tozze, adattate alle inserzioni muscolari.
Mentre l'ambiente mutava verso condizioni più asciutte e le grandi foreste iniziavano a diradarsi, specialmente negli ultimi due milioni di anni, le prime specie di Homo adottarono alcune abitudini adattative, come usare strumenti per ammorbidire gli alimenti o tagliare la carne. Le mascelle e i denti cambiarono, avendo a che fare con nuove fonti di cibo, più facile da assumersi, e il viso divenne quindi gradualmente più delicato, acquistando un aspetto più appiattito e lineamenti più addolciti.
Tuttavia, i cambiamenti del volto non furono dovuti solo a fattori puramente meccanici.
Dopotutto, il volto umano svolge un ruolo molto importante nell'interazione sociale, quando si vogliano esprimere emozioni e comunicare con gli altri.
Alcuni di questi cambiamenti furono senza dubbio guidati, perciò, dal contesto sociale, sfidati dall'ambiente e sempre più influenzati da fattori culturali.
Con il trascorrere del tempo, la capacità di assumere diverse espressioni facciali servì a favorire la comunicazione non verbale.
Le grandi sporgenze sopraccigliari sono tipiche di alcune specie estinte del nostro stesso genere Homo, come Homo erectus e l'Uomo di Neanderthal.
Quali funzioni avranno giocato queste strutture nei cambiamenti adattativi del volto?
Anche le grandi scimmie africane hanno forti arcate sopraccigliari, che i ricercatori ipotizzano possano aiutare a comunicare dominio o aggressività.
E' logico concludere che simili funzioni sociali abbiano influenzato la forma facciale dei nostri antenati e dei loro parenti estinti.
Ovviamente, lungo il cammino evolutivo verso l'aspetto attuale della nostra specie, insieme ai denti canini grandi e affilati, sono andate perdute le pronunciate creste sopraccigliari, forse mentre evolvevamo per diventare meno aggressivi e più cooperativi nei contesti sociali.
“Siamo un prodotto del nostro passato”, afferma Kimbel. “Comprendere il processo attraverso cui siamo diventati umani ci spinge a guardare alla nostra anatomia con un certa meraviglia e a chiederci quali parti differenti della nostra anatomia ci raccontino meglio il percorso storico compiuto verso la modernità”.